"GESU', ORDITO DI VITA"
Che cosa rappresenta il nostro Pasquale?
Semplice. E’ una scoperta grande che vogliamo raccontare:
la nostra vita è come un tessuto!
L’ordito, forte e stabile, è la Parola di Gesù che ci raggiunge
e ci accompagna (Frasi del Vangelo che abbiamo scelto).
La trama, quotidiana e fitta, siamo noi nei momenti in cui
decidiamo di seguire il Signore, ascoltandolo (Tessuto).
La trama diventa parte della nostra storia quando la
sappiamo scrivere e comunicare (Libretto).
Su che cosa si appoggia questa scoperta?
Sulla Pasqua, cioè sulla vittoria di Gesù che distrugge la
morte per amore. La croce, infatti, è rovesciata e il tessuto,
partendo dalla croce, ci fa capire che siamo dentro una Vita
più grande e dentro una Storia che ci precede e che
abbiamo vissuto insieme. Questo è il motivo per cui
abbiamo scelto di usare un pezzo del pasquale dell’anno
scorso come braccio orizzontale della croce (Croce).
In questo senso, vorremmo inoltre che l’utilizzo degli
elementi naturali (muschio, fiori, pigne, licheni) sia
significativo del rispetto della Tradizione e della nostra
Magnifica terra.
Quali sono i luoghi in cui si fa esperienza di
questo Amore?
Sentiamo davvero di camminare sulla stessa strada di Gesù
Risorto in tanti luoghi e in tante situazioni, anche le più
normali e semplici. Alcune sagome sono vuote perché
vogliamo lasciare aperte tutte le possibilità di incontro con
Lui (Villaggio).
I bambini e i ragazzi dell’Oratorio di Bormio, con le loro
famiglie,
augurano a ciascuno una Pasqua intessuta della Luce
gioiosa di Gesù risorto.
Pasquale n.1
Reparto Dossorovina
"ANNUNCIO DI GIOIA"
La gioia è il dono Pasquale per eccellenza, quella accesa e alimentata dalla fede che ci
permette di rivivere la Pasqua ogni giorno e che rappresenta tutta la vita cristiana,
testimonianza di amore e di gioia nel mondo.
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo
Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do ti
stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua,
quando camminerai per la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.” (Dt 6, 4-9)
Ciò che dobbiamo custodire come unico assoluto è che esiste un solo Signore e dobbiamo
amarlo con tutti noi stessi. Queste due certezze devono essere scolpite nel cuore (lo
spaccato del carillon ci permette di vedere il cuore del Pasquale) cioè nelle profondità
della nostra coscienza e tramandate di generazione in generazione (Pasquale per i nostri
figli). Per Gesù il messaggio delle Scritture si riassume nel comandamento di amare Dio e
di amare il prossimo. Iniziando ad amare in modo incondizionato i nostri figli, vorremmo
imparare ad amare anche il prossimo con l’Amore con cui ci ama Dio, poiché “Ogni volta
che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”
(Mt 25, 40)
Il CERO PASQUALE, fulcro del carillon, è il simbolo di Cristo, vera e UNICA luce che
illumina ogni uomo. Il PULCINO, simbolo della vita e della rigenerazione, rappresenta il
Battesimo dei nuovi figli di Dio, in cui si rivive la morte del peccato e la risurrezione ad una
nuova vita attraverso Cristo. Nel rito del Battesimo si accende la candela per i nostri figli
al cero pasquale, per rappresentare l'impegno del cristiano a trovare la luce della propria
vita di fede, a essere a sua volta luce del mondo attraverso le sue opere e le sue azioni. A
noi genitori è chiesto di custodire e ALIMENTARE questa fiamma facendo in modo che
non si spenga, pertanto dobbiamo alimentare la nostra fede con la Parola del Signore: il
carillon è a carica manuale e per attivarlo bisogna girare la manovella, altrimenti si
spegne.
Il CONIGLIETTO, anch’esso simbolo di resurrezione, ci fa rivivere la Pasqua ogni volta in
cui nella nostra vita riusciamo ad essere LUCE e a compiere gesti d’amore gratuito verso il
prossimo.
Testimoniamo dunque l’amore di Dio al mondo facendo suonare il CARILLON: come
le campane che nel giorno di Pasqua suonano a festa per annunciare la Resurrezione di
Cristo, il carillon, che in origine indicava un insieme di campane, attraverso il linguaggio
universale della musica fa risuonare nel mondo L’ANNUNCIO DI GIOIA del Signore
risorto. L’INNO ALLA GIOIA è appunto un inno di amicizia, solidarietà, e di pace tra i
popoli e quindi un messaggio d’amore verso il prossimo che ci impegniamo, con i nostri
figli, a custodire e diffondere nel mondo.
Reparto Dossorovina BUONA PASQUA!NCIO DI GIOIA
La gioia è il dono Pasquale per eccellenza, quella accesa e alimentata dalla fede che ci permette di
rivivere la Pasqua ogni giorno e che rappresenta tutta la vita cristiana, testimonianza di amore e di
gioia nel mondo.
“Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con
tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do ti stiano fissi nel
cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per
la via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.” (Dt 6, 4-9)
Ciò che dobbiamo custodire come unico assoluto è che esiste un solo Signore e dobbiamo amarlo
con tutti noi stessi. Queste due certezze devono essere scolpite nel cuore (lo spaccato del carillon
ci permette di vedere il cuore del Pasquale) cioè nelle profondità della nostra coscienza e
tramandate di generazione in generazione (Pasquale per i nostri figli). Per Gesù il messaggio delle
Scritture si riassume nel comandamento di amare Dio e di amare il prossimo. Iniziando ad amare
in modo incondizionato i nostri figli, vorremmo imparare ad amare anche il prossimo con
l’Amore con cui ci ama Dio, poiché “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.” (Mt 25, 40)
Il CERO PASQUALE, fulcro del carillon, è il simbolo di Cristo, vera e UNICA luce che illumina ogni
uomo. Il PULCINO, simbolo della vita e della rigenerazione, rappresenta il Battesimo dei nuovi
figli di Dio, in cui si rivive la morte del peccato e la risurrezione ad una nuova vita attraverso
Cristo. Nel rito del Battesimo si accende la candela per i nostri figli al cero pasquale, per
rappresentare l'impegno del cristiano a trovare la luce della propria vita di fede, a essere a sua
volta luce del mondo attraverso le sue opere e le sue azioni. A noi genitori è chiesto di custodire e
ALIMENTARE questa fiamma facendo in modo che non si spenga, pertanto dobbiamo alimentare
la nostra fede con la Parola del Signore: il carillon è a carica manuale e per attivarlo bisogna
girare la manovella, altrimenti si spegne.
Il CONIGLIETTO, anch’esso simbolo di resurrezione, ci fa rivivere la Pasqua ogni volta in cui nella
nostra vita riusciamo ad essere LUCE e a compiere gesti d’amore gratuito verso il prossimo.
Testimoniamo dunque l’amore di Dio al mondo facendo suonare il CARILLON: come
le campane che nel giorno di Pasqua suonano a festa per annunciare la Resurrezione di Cristo, il
carillon, che in origine indicava un insieme di campane, attraverso il linguaggio universale della
musica fa risuonare nel mondo L’ANNUNCIO DI GIOIA del Signore risorto. L’INNO ALLA GIOIA è
appunto un inno di amicizia, solidarietà, e di pace tra i popoli e quindi un messaggio d’amore
verso il prossimo che ci impegniamo, con i nostri figli, a custodire e diffondere nel mondo.
Reparto Dossorovina BUONA PASQUA!
“A PICCOLI PASSI VERSO DI TE”
Noi bambini tendiamo le braccia a mamma e papà: abbiamo bisogno di loro, vogliamo il
loro amore, cerchiamo le loro cure.
Allo stesso modo il nostro cuore desidera conoscere Dio, vogliamo che Lui ci ami,
desideriamo che Lui si prenda cura di noi.
Dentro, una voce ci dice che Dio esiste, però noi non riusciamo a vederlo; Lui è molto
importante e noi abbiamo bisogno di Lui, perciò vogliamo conoscerlo: ma chi ci aiuta in
questo percorso di crescita nella fede?
Proprio perché siamo figli di Dio “come Gesù”, anche noi siamo chiamati ad essere segni
del suo amore.
Possiamo dire che la nostra vita, che talvolta si presenta anche in salita, piena di imprevisti e
difficoltà, (la Sacra Sindone ci ricorda che anche Gesù ha sofferto lungo la via del
Calvario, fino alla Croce, ma poi ha vinto la morte con la Resurrezione nel giorno di
Pasqua) è una strada da percorrere a piccoli passi, per arrivare a Gesù.
Questo percorso è iniziato grazie al seme della fede (monogramma di Cristo, simbolo
originale dei primi cristiani) che ci è stato donato con il sacramento del Battesimo, quando
ci siamo sentiti accolti non solo dalla nostra famiglia,
ma da tutta la comunità cristiana: la Chiesa.
Questo germoglio per potersi sviluppare e crescere si alimenta attraverso i Sacramenti
dell’Eucarestia e della Confermazione, quando ormai grandicelli si diventa testimoni della
presenza di Dio, dell’amore di Gesù.
Papà e mamma, i nonni e coloro che ci vogliono bene, ci hanno trasmesso questo seme e ci
aiutano a capire quanto Gesù sia importante per la nostra vita e quanto sia meraviglioso
poterlo avere come amico.
All’oratorio, partecipando al catechismo, abbiamo la possibilità di conoscere sempre
meglio Gesù, scopriamo come Lui si prende cura di noi, impariamo ad amarlo e a vivere
vicino a Lui, anche se non possiamo vederlo.
Importante per noi è anche l’esperienza del “Grest” perché ci aiuta a stare con gli altri, a
condividere lo stesso amore per Gesù.
Alla domenica, memoria della Pasqua del Signore, con la celebrazione della Santa Messa ci
riuniamo attorno a Gesù e facciamo festa perché ricordiamo i grandi doni che Dio Nostro
Padre continua ad offrirci e lo ringraziamo.
Gesù ci fa capire che abbiamo sempre l’opportunità per seguire i suoi insegnamenti; è
paziente, ed anche se talvolta rimaniamo indietro, perché la strada è troppo ripida e
faticosa, non si stanca mai di aspettarci e vuole che anche noi diventiamo portatori di bene e
di pace, e la gioia che sentiremo nel cuore sarà immensa!
Reparto Dossorovina
Pasquale n° 3
"NESSUNO SI SALVA DA SOLO"
Papa Francesco ce lo ripete fin dai giorni terribili della pandemia che ci ha fatto tanto soffrire:
“Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari,
chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che
non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme. Nessuno si salva da solo, ma
soprattutto nessuno si salva senza Dio, perché solo il mistero pasquale di Gesù Cristo dà la vittoria sulle
oscure acque della morte”. La fede non ci esime dalle tribolazioni della vita, ma permette di attraversarle
uniti a Dio in Cristo, con la grande speranza che non delude e il cui pegno è l’amore che Dio ha riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”, aggiunge il Papa.
Ci ha colpito molto il fatto che anche Mr Rain, durante il festival di Sanremo, abbia cantato lo stesso
messaggio nella canzone “Supereroi”. Dice il testo: “Non puoi combattere una guerra da solo...A volte
chiedere aiuto ci fa paura...Siamo angeli con un'ala soltanto e riusciremo a volare...Solo restando l'uno
accanto all'altro!”
E poi:
“Camminerò
A un passo da te
E fermeremo il vento come dentro agli uragani
Supereroi
Come io e te
Se avrai paura allora stringimi le mani
Perché siamo invincibili, vicini
E ovunque andrò sarai con me
Supereroi
Solo io e te
Due gocce di pioggia
Che salvano il mondo dalle nuvole”
Sì, è vero quello che annuncia il Papa, è vero quello che canta Mr Rain, è vero quello che fa diventare
preghiera don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta, salito al cielo nel 1992.
Voglio ringraziarti Signore,
per il dono della vita;
ho letto da qualche parte
che gli uomini hanno un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore,
che tu abbia un’ala soltanto,
l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire
che tu non vuoi volare senza di me;
per questo mi hai dato la vita:
Perché io fossi tuo compagno di volo,
insegnami, allora, a librarmi con Te.
Perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano
all’ebbrezza del vento,
vivere è assaporare l’avventura della libertà,
vivere è stendere l’ala, l’unica ala,
con la fiducia di chi sa di avere nel volo
un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore,
tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello
e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi,
non farmi più passare indifferente
vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala,
inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso
di non essere più degno di volare con Te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi,
o Signore,
un’ala di riserva.
Sentirci vicini, fianco a fianco per volare dentro il Mistero della vita. Questo è lo stile e la forza che vogliamo
imparare guardando a Gesù Risorto, che per primo ci raggiunge per donarci la speranza e l’amore.
Gesù risorto non toglie le tempeste, ma ci aiuta ad attraversarle con fiducia perché Lui non ci abbandona e
ci porta avanti.
Gesù risorto ci aiuta a scavalcare gli ostacoli e le “staccionate” che sembrano bloccare la voglia di credere
nella nostra bellezza e nella bellezza di chi abbiamo vicino.
Gesù risorto ci aiuta ad accorgerci di chi ha bisogno di una mano per rialzarsi.
Gesù risorto ci aiuta a prenderci cura degli altri concretamente, dove la prima cosa da fare è...esserci!
Gesù risorto ci ricorda che solo insieme possiamo fare la differenza!
Ecco, questa è la Luce che vogliamo portare con il nostro pasquale: siamo tutti meravigliosamente fragili e
solo se ci teniamo la mano sentendoci fratelli, i nostri sogni possono spiccare il volo!
Siamo invicibili, vicini, con te che ascolti...con Te che ci chiami all’Amore che fa della vita una grande
meraviglia!
BUONA PASQUA!
“ECCE HOMO”
Passione dell’uomo, Amore di Dio
“Ecce homo” (Gv 19,5) – con queste parole Ponzio Pilato consegna Gesù, appena flagellato e
deriso, ai Giudei, per deciderne il suo destino. Queste due parole nascondono un significato più
profondo, che abbiamo deciso di rappresentare per questa Santa Pasqua.
Siamo partiti dal cuore del Vangelo: Cristo soffre e s’offre per amore.
La Passione di Cristo è la manifestazione della Gloria di Dio, nel momento di passaggio tra la
morte e la Risurrezione di Suo Figlio. Questa glorificazione attraverso la Sofferenza è implicita
anche nella vita dell'uomo; infatti, è nelle sofferenze, nelle umiliazioni subite, nei momenti di
debolezza e nella miseria che si esprime l'Amore del Dio Padre; un sentimento manifestato
indirettamente attraverso le opere che gli uomini riservano verso i più bisognosi di amore, ma anche
attraverso la fede che hanno nel Padre.
Dio è davvero amore fedele, totale e solidale con l’uomo nella sua debolezza e nelle sue ferite.
Questo legame profondissimo tra Sofferenza e Amore è manifestato pienamente nella Croce,
strumento di morte e di sofferenza e contemporaneamente simbolo di vittoria e massima
manifestazione dell'Amore di Dio.
Sta in quegli istanti che avviene la Pasqua, ossia il passaggio e la fuoriuscita vincente di Cristo
attraverso la luce dal peccato e dal dolore.
Il messaggio fondamentale che i Vangeli ci hanno voluto lasciare è che questa vittoria non è
unicamente di Gesù, ma è un'opera di amore che Dio ha donato all'uomo attraverso il sacrificio di
suo Figlio unigenito.
Lo Spirito del Risorto continuamente opera nel mondo e coinvolge nel suo dinamismo uomini e
donne che si lasciano inviare come annunciatori della Pasqua.
Le testimonianze di questa glorificazione attraverso la sofferenza e allo stesso tempo dimostrazioni
temporali dell'Amore di Dio sono le esperienze dei martiri.
La loro non è solo una testimonianza di sofferenza, di sacrificio e di morte. È un grido di amore, di
un rapporto autentico e personale con il Signore talmente forte da sopportare tutto il male degli altri
uomini ed essere ricompensati con la Gloria di Dio.
Guardando a loro, scopriamo il senso dell’essere discepoli di Cristo: noi siamo chiamati a
partecipare all’opera redentrice dell’umanità, sapendo che non siamo soli nell’affrontare un
cammino di ostacoli ma abbiamo accanto a noi il Risorto, sempre pronto a donarci forza,
consolazione e senso anche là dove non capiamo.
È legittimo domandarsi: "Da dove viene questa sofferenza, se Dio per l'umanità prova amore?
Perché il cuore dell’uomo si lascia corrompere fino al punto di perdersi?"
La risposta è il Male, che striscia tra gli uomini, insinua il sospetto su Dio, lo avvelena e produce in
lui l'invidia, l'odio e l’avidità.
Il Serpente ha infatti questo obiettivo: allontanare l’uomo da Dio per ridurlo alla solitudine, alla
disperazione, alla cattiveria. Il Male, infatti, distrugge l’opera del Padre e lo fa corrompendo la sua
creatura amata, umiliandola.
Gesù Cristo ci ha insegnato che il Male può essere sconfitto attraverso la chiara percezione del
nostro destino e la coscienza che è il Padre a guidarci verso di esso.
Tornando a quelle due semplici parole pronunciate da Pilato, si coglie il riferimento non solo a Gesù
Cristo che prosegue il suo percorso in contro al destino deciso dal Padre, ma anche alla verità
dell’umanità calpestata che si confronta con il male, ma come Cristo deve aver chiaro il suo destino,
che è quello dell’Amore di Dio e risplendere in questo.
Pasquale n° 5
"IO SONO LA LUCE DEL MONDO"
“Se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo” (Romani 5, 17)
Da queste parole, tratte dalle Lettere ai Romani, abbiamo deciso di rappresentare l'inizio del nostro percorso di Cristiani, consapevoli che l’obbedienza e la devozione a Gesù Cristo sono sintomo di Salvezza e Giustizia. Ogni giorno, cercando di attingere alla linfa della Fede Cristiana, siamo chiamati a scegliere di seguire l'insegnamento di Cristo..
In questo senso abbiamo raffigurato l’istante tra la caduta di quel solo uomo (che ha causato il regno della morte) e l'ascesa, dovuta alla sola azione di Gesù Cristo. Infatti, all’inizio della scala, che dobbiamo salire per poter giungere al compimento del nostro cammino di Fede, c'è già la tentazione (il serpente, simbolo del peccato originale che ci accompagna dalla nascita) pronta a farci vacillare, cercando di insinuarsi lungo la nostra salita.
Invero, prendendo spunto dalla vita di Gesù, che è venuto al mondo come semplice uomo e ha dovuto compiere un cammino terreno irto di ostacoli e tentazioni, siamo quotidianamente messi alla prova e chiamati a scegliere che strada intraprendere.
Molto spesso i vizi e le tentazioni ci mettono alle strette, in un angolo, e ci rendono immobili, incapaci di reagire, come nella morsa di un serpente. Ma proprio nel momento che potrebbe precedere la nostra caduta, il gesto d’amore di Gesù Cristo – che si è sacrificato per tutti noi sulla Croce – ci libera dal peccato. In tal senso, cogliamo l'essenza dell'atto di Amore di uno solo, per mezzo del quale noi tutti siamo salvati.
Ma questo sacrificio va quotidianamente rinnovato ed è a questo punto che il nostro sguardo si rivolge alla luce, emanata dalla Colomba, che è sempre presente ma che sta a noi decidere di osservare. Parimenti i girasoli nel bouquet possono crescere rigogliosi e perfetti solo se irradiati dalla luce del Sole. Questo naturale processo rende i petali dei girasoli affini ai raggi solari emulandone sia le sembianze che la funzione; quindi, esattamente come essi, dobbiamo riflettere in noi quella stessa luce e diffonderla sempre, procedendo senza dubbi verso la Salvezza.
Capiamo così appieno e fino in fondo il senso del nostro cammino giungendone alla fine. Avvicinandoci a Gesù ci innalziamo come il Fiore più bello senza alcuna vanità, ma come naturale conseguenza del nostro vivere nella Fede Cristiana, che costituisce il nostro ambiente perfetto e, proprio come il girasole nel suo habitat ideale cresce meraviglioso, anche noi possiamo fiorire.
Cosa ci rimane quindi? Trasmettendo la gioia, la speranza e la fratellanza, ovvero la luce di Gesù, la nostra comunità rinnova sempre il significato della Pasqua nella quotidianità e tramite i valori della nostra tradizione pasquale dobbiamo ricordarci di risplendere nella luce della vita.
“Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8, 12).
Buona Pasqua! – Pasquale n. 6
“LAUDES CREATURARUM”
Quasi Mille anni fa, un uomo, innamorato del Signore e di ogni creatura che proviene da
Lui, ha voluto “restituire”, in forma di preghiera e di lode a Dio, ogni bene al suo Creatore.
E’ questo il movimento che ha spinto San Francesco a scrivere il suo Cantico: inizialmente l’azione
di contemplare intorno a sé ogni cosa che ha vita, che sostiene la vita in ogni sua forma e che
porta avanti la vita. Contemplazione piena di stupore e di meraviglia, che ha saputo cogliere la
bellezza del mondo creato, il suo linguaggio, la sua delicatezza e anche la sua forza.
Francesco non era né biologo, né astronomo, ma con gli occhi del cuore ha osservato la
Natura e la Creazione, cogliendo, per ogni elemento, le caratteristiche più significative, come
espressione della grandezza del loro Signore e Creatore. Da qui sono scaturite espressioni poetiche
come quella di Frate Sole, “bello e raggiante con grande splendore”, di Sorella Luna e le Stelle,
“limpide, belle e preziose”, oppure Sora Acqua “molto utile, umile, preziosa e casta” e Frate Fuoco
“robusto, bello, forte e giocondo”. Queste e tutte le altre descrizioni presenti nel Cantico
esprimono con quanta attenzione e con quanto rispetto San Francesco abbia osservato e
valorizzato ogni Bene di cui l’uomo può disporre e da cui trae cibo, nutrimento, vita, gioia per gli
occhi e per il cuore, allegria e semplicità.
Dalle creature, san Francesco è risalito all’origine di tanta bellezza e ricchezza e, con il suo
slancio spirituale, è arrivato al punto più alto, all’origine di tutto, all’Altissimo, Onnipotente e buon
Signore. Questa preghiera, come ogni azione dell’uomo ha lo scopo di restituire al Signore i doni
che ogni giorno riceve da lui, con riconoscenza e gratitudine, con rispetto e cura.
Il Cantico colpisce spesso per la lode di Sorella morte, perchè difficilmente la morte viene
accolta come un dono e come un bene per cui ringraziare. Ma il Dio di San Francesco è il Dio di
Gesù Cristo, il Signore della Resurrezione: è l’Uomo nuovo, che esce dal Sepolcro e rinnova la
speranza del mondo.
La forma ottagonale, che caratterizza tanti battisteri e il nostro pasquale, è simbolo della
Resurrezione, avvenuta il giorno dopo il Sabato, l’ottavo giorno, e della vita eterna e, in varie
culture, dell’equilibrio cosmico. Di fronte alla straordinaria attualità del Cantico di San Francesco,
ci poniamo la domanda: in che modo ci prendiamo cura del rispetto delle creature e della
Creazione, dell’equilibrio tra ciò che ogni giorno riceviamo e ciò che “restituiamo” al mondo, alla
Natura, agli altri, a Dio?
Buona Pasqua!
"JUTE'MES"
Il nostro Pasquale parla di un gioco e della vita.
Siamo partiti dall’idea di tornare un po’ indietro nel tempo, a quando il digitale ancora non occupava così tanto
spazio nelle nostre vite, e da qui abbiamo cominciato a realizzare un gioco che, per funzionare, ha bisogno solo di
persone: di presenza fisica quindi, nonchè di aiuto e di collaborazione reciproca, fondamentali per una buona
riuscita del gioco stesso ma anche e soprattutto nella vita.
Sulla base del Pasquale sono rappresentati, con dei disegni, i punti che per noi sono l’origine delle cose belle della
vita: la famiglia, gli amici, l’oratorio, la scuola e lo sport.
I muretti sopra la base simboleggiano le nostre piccole fatiche quotidiane ed hanno i colori dell’arcobaleno, che
incarna l’alleanza che Dio ha stipulato con l’uomo, segno del Suo amore e della Sua presenza.
I buchi rappresentano le cose brutte nelle quali purtroppo capita a volte di imbattersi - la guerra, il bullismo, il
cyberbullismo, le catastrofi naturali, la malattia - ed è soprattutto qui che entrano in gioco l’aiuto e la
collaborazione delle persone che fanno parte delle nostre vite. Queste persone, simboleggiate dai quattro pali
laterali, hanno un ruolo fondamentale sia per la riuscita del gioco - far uscire la pallina dal buco - sia per
affrontare i momenti bui, aiutandoci a risollevarci e a proseguire nel nostro cammino.
L’esserci e l’aiutarsi reciprocamente sono di fondamentale importanza per noi, come altrettanto fondamentale è la
presenza, nei nostri cuori e nelle nostre vite, di Dio, rappresentato dalla lanterna: una luce che ci avvolge e ci
illumina, che ci ricorda in questo giorno di Pasqua che Cristo è risorto!
Che la luce di Dio dia a tutta l’umanità la possibilità di ricominciare, anche dalle macerie.
“Io sono la Luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la Luce della vita.”
Giovanni 8:12
“Non preoccuparti dei numeri. Aiuta una persona alla volta e inizia sempre con la persona più
vicina a te.”
Madre Teresa di Calcutta
Pasquale n° 8
Reparto Buglio
"DALLE CENERI RINASCEREMO"
Il mito della fenice affonda la sua origine nell’antico Oriente.
Erodoto ci racconta che questo uccello sacro, simile a un’aquila e a un
pavone, ogni cinquecento anni muore consumato dai raggi del sole per
risorgere immediatamente dalle sue ceneri. Per gli antichi greci e per
i latini essa rappresentava il concetto di eternità come ritorno ciclico e
continuo della storia del mondo.
Il cristianesimo, fin dalla sua origine, fece proprio questo simbolo per cer-
care di spiegare il mistero della Risurrezione della carne. San Clemente
Romano, morto alla fine del I secolo, per esempio, scrisse: «consideriamo
lo strano segno che si verifica nelle regioni a Oriente, cioè in Arabia. C’è
un uccello che viene chiamato fenice: questo uccello, che è il solo della
specie, vive cinquecento anni. Quando si avvicina il momento della sua
INQUADRAMI PER
LEGGERE IL SIGNIFICATO
DAL TUO SMARTPHONE
morte si costruisce un nido di incenso, mirra e altri ramoscelli profumati, un nido di sepoltura, in cui entra quando è il
momento e muore (...). Riterremo dunque che sia una cosa così grande e singolare, se il Creatore di tutte le cose farà
risorgere quanti lo hanno servito santamente nella fiducia di una fede buona, dal momento che perfino attraverso un
uccello Egli ci mostra la grandezza del suo annuncio?» (1Clem 1, 25-26)
Qui emerge la similitudine con Cristo. Anche lui, nella Pasqua, come la fenice è risorto dalla morte con tutto il suo
corpo. Così facendo ha permesso anche a noi, che con il battesimo siamo diventati figli di Dio, di risorgere insieme
con lui. San Paolo ci dice che «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un
uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti» (1Cor 15, 20-21).
Un altro significato che la fenice ha nella vita quotidiana è quello della resilienza, cioè la capacità, con l’aiuto di Dio, di
non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che
si trovano dentro di noi, come la fenice che va incontro alla morte consapevole della rinascita. La morte e la rinascita
della fenice possono così rappresentare anche la reazione e la ripartenza dopo il fallimento che incontriamo nelle
nostre vite. Guardare quelle ceneri significa riconfermare la nostra fede pasquale: siamo cenere, ma destinata alla
resurrezione.
L’uomo è destinato alla morte, ma la fede in Cristo ci dice che un giorno risorgeremo con il nostro corpo. Nella Pasqua
che attende ciascuno di noi, la nostra carne risorgerà e la misericordia di Dio come fuoco consumerà i nostri peccati e
la morte in maniera definitiva. Nel nostro pasquale la fenice viene rappresentata mentre si sublima elevandosi in volo,
schernendo la morte.
"NON TEMERE"
L'invito a “non temere” è una Rivelazione, una parola pronunciata da Dio per ciascun credente,
che vuole diventare un augurio rivolto soprattutto ai giovani protagonisti di una nuova umanità.
Come si legge nel Salmo 91, il Salmo della fiducia e dell’abbandono in Dio, "Egli darà ordine ai
suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi...". Dio ci offre così la Sua protezione agendo
attraverso gli angeli, che ci accompagnano con la loro premurosa presenza, facendo da tramite
tra noi e il Padre; attraverso quest’ultimi possiamo contemplare il Suo volto, ascoltare il Suo
messaggio e sentirci protetti.
Infatti, come ricorda Papa Francesco: “L'angelo è un amico che non vediamo ma che sentiamo,
che ci aiuta a non sbagliare la strada e a camminare su di essa.”
Fu proprio la figura celeste di un angelo ad esortare a non temere di fronte alla morte di Cristo,
la mattina al Sepolcro. Poco dopo la risurrezione di Cristo, avvenuta il primo giorno dopo il
sabato, le pie donne, giunsero al sepolcro per far visita a Gesù e lì si verificò un evento
miracoloso: “Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si mise a
sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.”
Questa creatura spirituale, scesa in terra per annunciare la buona novella, parlò alle donne con
voce umana: “Non abbiate paura, voi!”, disse “So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’
risorto (...)”. (Mt. 28, 2-8).
Affascinati dalla figura dell’angelo, che ci ricorda uno dei bisogni primari che tutti noi abbiamo,
ovvero quello di sentirsi custoditi, abbiamo preso ispirazione per la realizzazione del nostro
Pasquale; in particolare ci siamo rifatti ad un affresco presente sopra la porta della sacrestia
della collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, raffigurante l’Arcangelo Michele, protettore della
fede in Dio davanti a Satana.
Nelle Sacre Scritture San Michele Arcangelo viene descritto come il guerriero di Dio che ha
guidato la milizia celeste contro Lucifero, cacciandolo dai Cieli. La sua vicenda cela un evidente
parallelismo con la figura di Cristo, il quale vinse il male con la Sua morte e resurrezione,
riportandoci così agli eventi della Pasqua.
Nell’iconografia cristiana, l’Arcangelo viene raffigurato con una spada nella mano destra volta a
trafiggere il serpente, allegoria di Satana, e una bilancia ai suoi piedi, simbolo del giudizio
divino. Sarà infatti quest’ultimo oggetto a pesare le anime dei giusti che meritano l’accesso al
Regno dei Cieli, come recita il libro di Giobbe: “Mi pesi Dio con bilance di giustizia e conoscerà
la mia integrità" (31,6-7).
Secondo la tradizione cristiana, San Michele, scagliandosi contro Satana quando questi mise in
discussione il potere di Dio, pronunciò la frase “Quis ut Deus?”. Tale locuzione latina tradotta
significa letteralmente "Chi è come Dio?".
Questa domanda, quasi retorica, ci invita a riflettere su chi sia grande come Dio, se non Dio
stesso, che ha sacrificato suo figlio per la nostra salvezza.
Vogliamo donare è un messaggio di fiducia, fiducia anzitutto in Dio che ci ama profondamente e
che, di fronte alle difficoltà della vita, non ci lascia mai soli. Egli ci invita ad affidarci a Lui,
affinché ci renda capaci di lottare e vincere il male, proprio come l’Arcangelo Michele.
“Poiché io sono il Signore tuo Dio che ti tengo per la destra e ti dico:
«Non temere, io ti vengo in aiuto»”. (Isaia 41,13-20)
"DI PADRE IN FIGLIO"
In una famiglia, insegnare, educare e tramandare i valori e le tradizioni, sono le azioni più importanti dell’istinto paterno.
Ogni giorno, il Padre Eterno ci insegna, attraverso la preghiera, i veri valori della vita e la devozione verso Gesù Cristo.
Papa Francesco dice che “educare è un atto d’amore, è dare vita”.
Educare, quindi, significa accompagnare il proprio figlio, con amore, in tutte le tappe della vita.
Al fianco del Signore, I “grandi” devono concentrarsi nel far crescere i più piccoli con quegli stessi
valori che Lui ha trasmesso loro.
A Bormio, Pasqua è una tappa di vita ed ogni Padre, con gli occhi lucidi, in quel giorno, parla e
spiega al suo piccolo l’importanza della risurrezione di nostro Signore tramandando il vero
significato della nostra amata tradizione de “I Pasquali”:
“Il Mistero pasquale, fondato sulla fede, è credere in Gesù risorto.”
Pasquale n. 11
Lorenzo Cantoni
Ludovica De Nora
"E’ LUI CHE PENSA, E’ LUI CHE SCRIVE"
La finalità del gioco della ruota è aver fortuna e il risultato viene affidato al caso.
Con il nostro lavoro vogliamo provare a dare un significato diverso e non chiamarla
“fortuna” ma DIVINA PROVVIDENZA.
Chi meglio di Madre Teresa di Calcutta ci può essere d’esempio? Nella sua vita si è
sempre affidata a Gesù e alla Divina Provvidenza.
Madre Teresa diceva: “Sono come una piccola matita nelle mani di Dio, è Lui che pensa, è
Lui che scrive”.
Nel centro della ruota abbiamo posizionato l’Eucarestia, simbolo di resurrezione e fulcro
per ogni cristiano; “è nell’Eucarestia che trovo la forza per servire i poveri” spiegava la
piccola suora “tutto ciò che accade, ogni momento, porta in sé il sigillo della volontà di
Dio”.
Nel libro “Amiamo chi non è amato” la Santa ci suggerisce cinque punti per far girare al
meglio la nostra ruota:
PREGHIERA: carburante del cristiano
CARITA’: la carezza di Dio
MISERICORDIA: la strada verso la Santità
FAMIGLIA: l’Amore come dono
GIOVENTU’: la fiamma della Speranza
E ora…GIRA LA RUOTA! METTITI IN GIOCO!!
Reparto Combo
Pasquale n. 12
"VIAGGIO NEI RINTOCCHI"
Nella storia del contado di Bormio la campana ha da sempre rappresentato
un motivo di unità e di orgoglio per tutti gli abitanti. L’antica campana
denominata “Bajona”, posta precedentemente sul Castello di S. Pietro alle
pendici del Monte Reit, venne danneggiata e rifusa. Fu così collocata sulla
torre Civica delle ore dove si trova ancora oggi. Oltre a essere utilizzata come
richiamo per feste, assemblee e calamità, il suono della campana scandisce
quotidianamente le ore della giornata: è simbolo del tempo che passa ed è
presente nei momenti più importanti della nostra vita.
È proprio dalla “Bajona” che inizia il nostro viaggio nei rintocchi…
Il treno rappresenta l’esistenza di ognuno di noi: parte dalla “stazione” della
nascita e percorre tutte le tappe della nostra vita. Passa attraverso la
campana che rappresenta Gesù, simbolo di unità: lungo il nostro percorso
abbiamo la possibilità di sentire il suo richiamo e di incontrarlo nella nostra
quotidianità.
Non sempre, però, il viaggio è facile: ma non ci scoraggiamo! La luce di Gesù
risorto sa illuminare ogni crepa, ogni ferita e ogni zona buia della nostra vita.
È proprio la luce della Resurrezione che ci dona una nuova speranza e una
certezza: Gesù è vivo e ci accompagna sempre passo dopo passo nel nostro
viaggio!
Reparto Combo
Pasquale n. 13
"GAUDIUM"
L’uomo è alla ricerca di una vita felice, serena e piena di gioia. Dare alla luce una vita è l’emozione più grande che una persona possa provare ed è per questo che la vita è il dono più prezioso che abbiamo, anche quando sembra che tutto vada storto, anche quando sperimentiamo il dolore e la sofferenza, anche quando bisogna fare i conti con la morte, la propria o quella dei propri cari. Spesso questo può succedere prima del dovuto, inaspettatamente. Quando la vita se ne va d’improvviso ecco che sorgono mille domande sul senso dell’esistenza, sul perché la vita se ne deve andare così presto. L’esperienza della morte ci interroga. Che vita ho vissuto fino ad ora? Una bella vita? Ho valorizzato la mia vita o l’ho sprecata? Perché?
A queste domande non ci sono risposte, se non una soltanto: vivere insieme in Cristo. Attraverso il battesimo abbiamo preso parte alla vita stessa di Dio: siamo diventati suoi figli. Soltanto vivendo con Lui e in Lui potremo vivere la nostra vita in pienezza.
Cristo, morto sulla Croce ha condiviso con noi l’umano soffrire e ci ha mostrato il suo amore totale, e risorgendo ci ha detto che la morte e il dolore non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola è la vita. La Pasqua che oggi festeggiamo ci ricorda proprio questo: Cristo ha sconfitto la morte e con la sua morte ha donato nuova vita all'uomo!
Il nostro compito, quindi, è quello di vivere bene, vivere una bella vita in pienezza di Cristo. Scrivere una vita bella imprimendo carattere per carattere, lettera per lettera, giorno dopo giorno le parole belle della nostra vita facendoci aiutare da Dio con la sua parola. Ecco che la macchina da scrivere rappresenta lo strumento attraverso il quale scrivere la vita a quattro mani con Dio. Ogni tasto che schiacciamo per scrivere le lettere impresse sul foglio della vita deve essere premuto insieme a Dio, secondo la Sua parola, secondo il Suo insegnamento. Solo così possiamo dire di scrivere una vita bella, una vita vera, una vita battesimale. La morte è vinta. La vita prosegue oltre la morte.
BUONA PASQUA!
"IL SEGNO DI GIONA"
Una grande balena per raccontare la Pasqua! Può sembrare un azzardo ma… Dice Gesù: “Non sarà
dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel
ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12,39-40). Il
“segno” che conferma appieno la missione tra noi del Figlio di Dio è la Risurrezione, prefigurata dal
pesce di Giona.
La singolare vicenda narrata nel libro di Giona (profeta realmente vissuto nell’VIII secolo a.C.) forse
sarebbe stata addirittura esclusa dal canone biblico, se Gesù stesso non l’avesse citata: infatti tra i libri
profetici, quello di Giona assomiglia davvero ad un'incredibile favola, una parabola della vita del profeta,
o forse meglio una sorta di parodia: inviato a predicare la penitenza alla grande città di Ninive, il cui
peccato ha sdegnato Dio, Giona fugge in modo rocambolesco dalla sua missione, salvo poi realizzarla
perfettamente, grazie ad alcuni eventi straordinari.
Il cuore del racconto è proprio quel “miracoloso soggiorno” del profeta nel ventre di un pesce mostruoso
che la tradizione popolare identifica in una balena, che è diventata simbolo del sepolcro che inghiotte
Gesù per tre giorni e tre notti, per poi restituirlo al mondo risorto e vittorioso sulla morte. Se nella
tradizione ebraica, il “mostro marino” è un simbolo negativo, spaventoso richiamo al giudizio divino e a
quella “Bocca dell’Inferno” che inghiottirà per sempre i malvagi, la tradizione cristiana ha recuperato
positivamente il simbolo del pesce, cambiandone il significato, come se la sua malvagità fosse stata
sconfitta dalla Risurrezione di Gesù: infatti, dal termine greco «pesce», ichtús, deriva l’acrostico: «Gesù
Cristo, Figlio di Dio, Salvatore».
Attorno alla grande balena abbiamo disposto altri simboli che rimandano al racconto di Giona e ai quali
corrispondono alcuni passi evangelici, raffigurati attraverso delle “vetrate”.
Il primo simbolo è la nave, che rappresenta la fuga di Giona verso i confini della Terra: questo rifiuto alla
missione di Dio provoca una terribile tempesta durante la quale il profeta dorme tranquillo nella stiva
della nave. Accostato al vascello c’è l’episodio evangelico della tempesta sedata: Gesù “dorme a poppa
su un cuscino” (Mc 4,38) mentre i discepoli cercano di evitare l’affondamento della barca. Il Signore,
svegliato dagli apostoli, li rimprovera per la loro paura, causata dalla poca fede, dopo aver fatto cessare
la tempesta.
I sandali ed il bastone, rappresentano il cammino di Giona mentre predica la conversione nell’immensa
città di Ninive, con animo sfiduciato, irritato e spaventato. A questo cammino associamo quello dei due
pellegrini, anch’essi delusi e sconfortati, che si lasciano Gerusalemme alle spalle, ma che poco a poco si
convertono ascoltando le parole di Gesù che li accompagna verso Emmaus (Lc 24).
Infine la zucca: il termine ebraico “ricino” venne tradotto per errore in greco con “zucca”. Da allora la
zucca è accostata a Giona, che, all’ombra di questa pianta, stanco ed accaldato, attende la distruzione
della città, ritenuta ormai spacciata per i suoi peccati. Dio fa inaridire la zucca-ricino, perché Giona,
paradossalmente irritato per il perdono concesso ai niniviti, rifletta sul dono della Misericordia: «Giona, tu
ti dai pena per questa pianta di ricino … E io non dovrei aver pietà di Ninive, la grande città, nella quale
vi sono più di centoventimila abitanti e una grande quantità di animali?»
La zucca è perciò legata alla vetrata della parabola del Padre Misericordioso, guardando
all’atteggiamento del figlio maggiore che partecipa alla festa per il figlio (e fratello) ritrovato (Lc 15,25-
32).
È evidente il nesso con il significato più profondo della Pasqua: Gesù è morto in Croce, è disceso agli
inferi (la bocca del pesce), ed è risorto il terzo giorno per ottenere il perdono dei nostri peccati. Resta
una domanda aperta: siamo risorti con lui, uscendo dal male che ci inghiotte, e divenendo capaci di
perdono e misericordia?
"RINASCITA"
“CRISTO È RISORTO! È sempre possibile ricominciare, anche dalle macerie”
(Papa Francesco)
Oggi ci troviamo davanti a scenari tristi e preoccupanti dove le macerie sono davvero
molte: quelle causate dalle bombe della guerra in Ucraina e in molti altri paesi del
Mondo; quelle causate dai terremoti devastanti o dai cambiamenti climatici che
portano a siccità fame e povertà; quelle generate dalle malattie soprattutto dalla
pandemia con le sofferenze, la morte, la paura e l’isolamento sociale; quelle
derivanti dalla disperazione di chi perde la vita in mare perché costretto a scappare
dalle miserie o dalla violenza.
Gesù si è fatto uomo come noi, per soffrire come noi, più di noi. È stato deriso,
flagellato, denudato e incoronato di spine; è stato costretto a portare la croce, è
caduto più volte, è stato crocifisso, è morto ed è stato sepolto.
Ma è risorto, con la Pasqua ha sconfitto il buio e ha fatto fiorire una nuova vita.
Come simbolo di rinascita abbiamo scelto La Rosa di Gerico, la cosiddetta “pianta
della Resurrezione”. È una pianta leggendaria ma reale, che in condizioni avverse
senza acqua né terra, si chiude in sé stessa a proteggere i propri semi, si secca
completamente e sembra morire, ma appena si disseta con buona acqua si riapre al
mondo, torna verde e rinasce.
Anche noi, nel nostro piccolo, se cerchiamo l’acqua e la terra buona cioè seguendo gli
insegnamenti di Gesù, possiamo perdonare, possiamo ricostruire dalle macerie,
possiamo abbattere le barriere, possiamo rispettare l’ambiente e aiutare gli altri,
possiamo far regnare la pace. Come un albero dobbiamo affondare le nostre radici,
assetate di Vita, nei veri valori e nei Suoi doni che abbiamo rappresentato ai quattro
angoli del nostro pasquale: l’amore (cuore) e la pace (colomba), lo Spirito Santo
(fiamma) e l’Eucarestia (calice con l’ostia).
Il prossimo mese, infatti, riceveremo il sacramento della Prima Comunione e quello
della Cresima con cui confermeremo la nostra fede per accogliere nel nostro cuore lo
Spirito Santo e i suoi sette doni (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza,
pietà e timore di Dio). Così come un albero potremo crescere robusti, rafforzare la
nostra scorza per superare le avversità della vita, potremo donare ossigeno al mondo
con le nostre foglie, fornire ombra e riparo a chi ha bisogno, produrre fiori
meravigliosi per trasformarli in buoni frutti, potremo elevare i nostri rami verso il
sole, verso il Regno dei Cieli.
BUONA PASQUA
Dai bambini della quinta elementare - Pasquale n 16 DOSSIGLIO
"FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÁ DI NOI!"
Mc 10,46-52
“In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo,
Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò
a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!» [...] Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che
io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua
fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.”
La Quaresima è da sempre intesa come il momento in cui ci si prepara alla celebrazione della Pasqua, il
periodo in cui bisogna intraprende il cammino per avvicinarsi a Dio, per poi essere pronti a celebrare la Sua
e la nostra rinascita. Questo passo del Vangelo di Marco è un ottimo spunto per iniziare la nostra
riflessione: Gesù realizza il miracolo, donando la vista al cieco; tuttavia, la grazia più grande non è quella di
tornare a vedere, ma quella aggiunta in seguito: “e lo seguiva lungo la strada”. Nostro Signore desidera
guarire anche noi dalla cecità spirituale che le insidie di ogni giorno ci hanno causato, e una volta guariti
torneremo a “seguirlo per le strade”, cioè a vivere posando i nostri piedi sulle orme dei suoi, adempiendo la
sua volontà. Sarà allora che innalzeremo il coro: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di noi!”.
Apocalisse 5:5-6
Ma uno degli anziani mi disse:
«Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda,
il discendente di Davide,
ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».
Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi
e in mezzo agli anziani,
un Agnello in piedi,
che sembrava essere stato immolato…
La tribù di Giuda, da cui discendono Davide e Gesù, è associata sin dal libro della Genesi al leone, un
animale forte, un predatore che non teme nessuno. Questo è il motivo per cui, all’interno dell’Apocalisse,
Giovanni si aspetta che da un momento all'altro appaia il leone della tribù di Giuda (allegoria di Gesù):
se lo immagina mentre si reca con passo fiero e a testa alta verso il Trono.
Ed è qui che la visione ci sorprende perché, Giovanni, guardando verso il trono, non vede un leone, ma un
agnello, umile nelle sue ferite. L'Agnello sembrava essere stato immolato", in quanto portava su di Sé i
segni della morte patita, il mezzo attraverso il quale il peccato è stato tolto dal mondo. Questo animale
rievoca il sacrificio della cena pasquale: Gesù sarà effettivamente l’agnello che Dio immolerà per celebrare
la sua Pasqua con l’umanità. Ma quell’agnello, una volta sacrificato sull’altare della croce, diventerà
effettivamente leone, proprio in virtù del suo essersi donato.
Il sacrificio di Cristo, dunque, rappresenta per noi un esempio da seguire: così come Egli ha donato la
propria vita per redimere il mondo dal peccato così noi dobbiamo offrire il nostro tempo e il nostro spirito a
chi più ne ha bisogno. La clessidra è allegoria di questo concetto: l’uomo non sarà mai padrone del tempo
in senso assoluto (così come lo è il Leone di Giuda), tuttavia può esserlo in un senso più ampio: ognuno è
libero di impiegare come meglio crede il tempo a disposizione, però solamente chi si fa portatore di pace e
amore, accogliendo il vero messaggio di Dio, avrà accesso alla vita eterna. Proprio per questo la nostra
clessidra non è guidata da moti meccanici, il suo movimento dipende interamente dalla nostra volontà e,
dunque, dalle nostre azioni!
Ci rendiamo conto quindi che la barella è la rappresentazione di un fonte battesimale: il battesimo è il
fondamento della vita cristiana, la purificazione dal peccato originale, l’invito a vivere la propria vita in festa
con Dio. Le canaline, attraverso le quali scorre l’acqua purificatrice, sono metafora del cammino di ognuno
di noi: non è un caso che tutte confluiscano al centro, dove è collocata la rappresentazione dell’agnello di
Dio. Proprio qui, in prossimità dell’agnello, avviene il miracolo della Resurrezione: anche noi, così come
Nostro Signore, possiamo riscattare i peccati del mondo solo attraverso il sacrificio.
Solo allora, una volta che ci saremo completamente donati per la comunità (il nido che avvolge la barella),
potremo, così come ha fatto Gesù, risorgere, non come agnelli, ma come leoni.
Solo allora, una volta che ci saremo completamente purificati dal peccato, potremo, tutti insieme, innalzare
ad una sola voce il coro: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!”
BUONA PASQUA!
"IL MOVIMENTO DEL TEMPO"
Il più grande tiranno di cui specialmente noi occidentali subiamo l’oppressione è il tempo. Oggi
più che mai tutto si misura con l’orologio: le ore di lavoro, i minuti di ritardo, la durata di una
lezione e così via. Il tempo nella nostra esistenza si trasforma spesso in denaro.
L’uomo può credersi sovrano del tempo, ma solo Dio ne è padrone. Il momento è nelle nostre
mani e anche nella libertà di come usarlo, ma l’illusione è proprio quella di credercene padroni.
Nell’universo ogni movimento del tempo e dello spazio è regolato dal Legislatore che ha dato
origine ad un Creato perfetto.
“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
…
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo; inoltre ha posto nel loro cuore la durata dei tempi, senza
però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine.”
(Libro del Qoèlet 3,1–11)
Ormai da secoli il tempo viene scandito dagli orologi (a polso, da tasca, a pendolo, a cucù) e dalle
campane, che accompagnano i momenti centrali della vita di ciascuno di noi e della comunità.
Quest’ultime evidenziano un senso di appartenenza, un richiamo continuo che Dio c’è, è in mezzo
a noi ed è presente in ogni momento della giornata. Questi rintocchi puntuali, la cui risonanza si
protrae nel tempo, simboleggiano la voce di Dio che è annunciata a tutti, anche se non è da tutti
accolta, così come la campana: la sentono tutti, ma non tutti l’ascoltano.
I Cristiani sono chiamati a percepire questa voce, a ricercare Dio e a far sì che il Suo verbo sia
accolto nella comunità. Ad ognuno di noi, nel proprio piccolo, è pertanto richiesto di mettersi in
movimento, proprio come gli ingranaggi che incastrandosi perfettamente tra di loro permettono
il funzionamento dell’intero sistema e dell’intera comunità. Solamente così risulta possibile
comprendere la vera misura del tempo, una misura che non è né numerica né cronologica. Solo la
ricerca di Dio dà senso al tempo.
Quindi mettiamoci in moto, facciamo sì che la ricerca di Dio pervada la nostra vita e impariamo a
cogliere i doni offerti dal Signore Risorto, incamminandoci verso la pienezza della vita eterna.
2023 - Pasquale n.1 - Scopri il significato
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2023 - Pasquale n.15 - Scopri il significato
2023 - Pasquale n.16 - Scopri il significato
2023 - Pasquale n.17 - Scopri il significato
2023 - Pasquale n.18 - Scopri il significato
Antichissima tradizione di Bormio, nata da un rituale arcaico , le prime testimonianze risalgono al 1606, dove inizialmente la tradizione era legata a preparare e cucinare un agnello da distribuire il giorno di Pasqua in piazza del Kuerc.
I pasquali sono pesanti carri allegorici in tema religioso, portati a spalle da giovani del paese, tutti vestiti con il costume tradizionale bormino.
La sfilata attraversa tutta la via Roma, partendo alle ore 10.00 da piazza V Alpini, per terminare in piazza del Kuerc dove le opere rimangono esposte un paio di giorni.
I Pasquali sono il modo tutto bormino, per festeggiare la pasqua.
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