I significati dei pasquali 2024

I Pasquali

I significati dei pasquali 2024

  • Pasquale n.1 - Fai come Dio, diventa pane - MAGGIORE

    L’idea che il nostro Pasquale vuole trasmettere è semplice...Come il pane!!

    Il canto che l’Assemblea intona durante l’offertorio esprime bene il messaggio che vogliamo

    dare:

    Mille e mille grani nelle spighe d’oro mandano fragranza e danno gioia al cuore, quando,

    macinati fanno un pane solo: pane quotidiano, Dono tuo, signore, ecco il pane e il vino segni

    del tuo amore. Ecco, questa offerta accoglila signore: tu di mille e mille cuori fai un cuore

    solo.

    Un corpo solo in te e il figlio, tuo verrà,vivrà ancora in mezzo a noi. Noi siamo come tanti

    Chicchi di grano che, macinati e purificati dall’amore andiamo a formare un grande mistero

    di unità per la pace e la vita del mondo. Ma non è tutto....

    Gesù si presenta come il chicco di grano che cade nella terra, come il pane, vivo disceso

    dal cielo, come il pane della vita eterna. Gesù si rivela così perché desidera farci entrare in

    comunione con lui per farci diventare.

    Una cosa sola con lui e con il padre. Nell’armonia dello spirito.

    Questo è il miracolo che avviene dentro ogni messa, memoria viva della Pasqua.

    Nella notte in cui veniva tradito. Gesù prese il pane, rese grazie al padre con la preghiera

    di benedizione, lo spezzò. Lo diede ai suoi discepoli e disse, “Prendete e Mangiatene tutti.

    questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”.


    Chi accoglie Gesù, chi mangia il suo corpo, chi si nutre della sua parola assimila i suoi sen-

    timenti, il suo pensiero, la sua capacità di amare e di donarsi.


    Proprio così! ll’uomo diventa ciò che mangia. Chi mangia il dono che è Gesù Diventa dono

    per tutti. Diventa sostegno che dà forza, diventa energia buona per l’umanità, che ha fame

    di senso e di speranza.

    Così nasce la Chiesa! Così nasce la nostra missione!

    Perché un cristiano non porta qualcosa, ma qualcuno.


    Perché un cristiano è chiamato a portare dovunque si trovi un profumo dell’amicizia,la fre-

    schezza della libertà, la gioia della tavola imbandita a festa...Insomma...Deve diventare


    buono...Come il pane!!

  • Pasquale n.2 - IL GIARDINO È FIORITO! - MAGGIORE

    IL GIARDINO È FIORITO!

    Il giardino è fiorito, la primavera è tornata, Cristo è risorto, è Pasqua.


    Stiamo per raccontarvi una storia...

    La storia di un gigante molto egoista che, un giorno, tornato a casa dopo un lungo viaggio,

    scopre qualcosa che lo manda su tutte le furie: il suo giardino è stato invaso da una fiumana

    di bambini che giocano felici. Il gigante dal cuore piccolo non può sopportare tanta allegria.

    Così, arrabbiato come non mai per la loro invasione, caccia via tutti in malo modo. Chiude

    ogni accesso e decide di recintare il suo giardino con un alto muro.

    In un primo momento il gigante sembra essere soddisfatto del suo intervento, ma succede

    qualcosa che lo lascia confuso e senza parole: il giardino inizia a sfiorire, fino ad entrare in

    uno stato invernale perenne, senza germogli, né colori, né gemme.

    Solo nel momento in cui il gigante si rende conto del suo errore e decide di riaprire le porte

    ai bambini, il giardino ritorna alla vita: gli alberi fioriscono, l'erba diventa verde e il sole

    brilla più luminoso che mai.

    Solo una parte del giardino rimane freddo e triste: là dove piange un piccolino che non riesce

    a salire sui rami più alti dell’albero. Il gigante lo nota e, preso da una grande tenerezza,

    delicatamente si avvicina per consolarlo e per aiutarlo a salire. Il bambino inizia a sorridere

    e l’albero si riveste di primavera.

    Trascorre il tempo e il gigante si ritrova ad essere molto vecchio e debole. Una mattina

    guardando fuori dalla finestra, sotto l’albero dalle gemme bianche, rivede con gioia il

    ragazzino che aveva aiutato a salire sull’albero tanti anni prima. Il gigante si avvicina al suo

    piccolo amico, ma notando che sulle mani e sui piedi del fanciullo ci sono delle strane ferite,

    esplode di una rabbia incontenibile: promette di uccidere chiunque sia responsabile di tanto

    male!

    Ma il bimbetto risponde con dolcezza “Queste sono le ferite dell’amore”. Il gigante, disarmato

    da quella luce di bontà, cade in ginocchio e chiede al piccolo “Chi sei tu?”

    Risposta sorridente: “Tu mi hai fatto giocare una volta nel tuo giardino, oggi verrai con me nel mio

    che è il Paradiso”.

    Ed ecco i bambini, che giocavano nel giardino e che lo riempivano di festa, trovano il gigante

    che giace morto, addormentato, tutto coperto di petali bianchi.

    Questa favola di Oscar Wilde ha ispirato il nostro lavoro e il giardino qui rappresentato è

    per noi metafora del mondo e del cuore umano. Il giardino inizialmente inaridito e sterile

    rappresenta uno stato interiore di isolamento, di indifferenza e di mancanza di empatia; La

    sua trasformazione da luogo invernale e desolato a uno splendido giardino fiorito

    simboleggia il cambiamento positivo che avviene quando si aprono i cuori all'amore, alla

    condivisione, alla cura; nel giardino e nel cuore del gigante avviene infatti lo stesso risveglio

    spirituale, la stessa rinascita perché il giardino del creato e il cuore dell’uomo sono

    intimamente connessi.

    Per noi giovani partecipare a questa Risurrezione significa essere aperti e accoglienti verso

    tutti. Significa imparare a metterci nei panni degli altri. Significa cercare insieme la gioia e

    condividere le cose che abbiamo vincendo le logiche che suggeriscono scelte di avidità e di

    egoismo.


    La bellezza e la gioia che spingono il gigante a riconsiderare il suo atteggiamento

    inizialmente chiuso e a capire l’importanza del dono, sono forze potenti che ancora possono

    determinare azioni trasformative e rendere il nostro mondo un posto migliore.

    È bello notare che questa trasformazione avvenga dentro la semplicità e i desideri dei

    piccoli. Gesù lo dice: “Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Matteo

    18.3).

    Senza umiltà, purezza e stupore non si può comprendere la bellezza di Dio, la bellezza della

    vita, la bellezza che c’è negli altri, la bellezza del creato.

    Ancora.

    Le mani ferite del Cristo incontrano le ferite e le miserie dell’umanità sofferente. Le mani

    ferite di Cristo cercano le mani dell’umanità piagata dall’egoismo.

    Si crea un innesto spirituale che permette alla linfa della Vita nuova di circolare.

    Questo è possibile. Questo guarisce e salva da dentro. Questo risveglia dentro il cuore

    sentimenti di gratitudine, di compassione, di misericordia, di amore, di fede.

    È a questa festa che vogliamo invitarvi, sapendo che Gesù è vivo!

    E che non siamo soli.

    E che la Pasqua non è una favola.

    Gesù, risorto dalla morte, accompagna oggi tutto il processo di cambiamento e di crescita

    spirituale dentro ciascuno di noi; Egli ci precede, apre i cammini e attende il nostro “Si!”


    Illuminati dalla luce del Sole primaverile che ha vinto il buio della morte


    siamo pronti a fiorire con Lui.

    BUONA PASQUA!


    Pasquale numero 2

  • Pasquale n.3 - “OGGI CON ME SARAI NEL PARADISO - MAGGIORE

    “OGGI CON ME SARAI NEL PARADISO”


    Pasquale n° 3 Reparto Maggiore

    Nel grande mosaico della vita, si dipana una partita infinita, dove ogni mossa, come sulle caselle di una

    scacchiera, ha un significato profondo ed eterno. Questo gioco è la nostra esistenza terrena, un'opportunità

    che Dio ci dà per contribuire al Suo disegno.

    Ogni scelta, ogni incontro, porta con sé la possibilità di avvicinarci a Dio o di allontanarci da Lui.

    La Fede diventa la nostra guida nella partita della vita. Durante il nostro percorso terreno dobbiamo imparare

    a muoverci con sapienza e discernimento, confidando nel piano divino e lasciandoci guidare dallo Spirito

    Santo. Con la Fede come nostra alleata, possiamo affrontare le sfide della vita con coraggio e speranza,

    sapendo che Dio è sempre con noi.

    Egli ci lascia la possibilità di giocare la nostra partita in completa autonomia e libertà. Fin dalla Creazione

    avverte l'uomo e la donna di non nutrirsi dall'albero della conoscenza e della vita, nel quale il bene e il male

    affondano le radici e, pescando dallo stesso terreno, risalgono il tronco nei vasi in cui scorre la stessa linfa.

    Una conoscenza intrecciata, un groviglio di scelte nelle quali distinguiamo con affanno il giusto dall'errore.

    Col peccato originario, l'istinto di cedere alla tentazione ha portato l'uomo a doversi assumere la

    responsabilità di scegliere per il proprio destino.

    Nel percorso di Gesù Cristo, troviamo il modello perfetto per la nostra strategia spirituale. Egli ha giocato la

    sua partita contro la morte con umiltà e amore, offrendo la sua vita per noi e per la nostra salvezza. Ogni sua

    mossa è stata guidata dall'Amore del Padre, il quale lo ha portato alla vittoria e alla resurrezione eterna.

    Il destino dell'anima di ognuno di noi dipende dalla nostra Fede e dal nostro rapporto con Dio. Il percorso

    verso il Paradiso è una strada stretta e tortuosa, lungo la quale il Signore ci guida con i suoi insegnamenti. Al

    termine del proprio cammino terreno ognuno di noi si trova dinanzi a San Pietro, il sacro custode di una

    piccola porta. Se saremo degni di entrare nel Regno dei Cieli, spalancherà le porte che conducono alla gioia

    eterna nella comunione di Dio.

    Quelli che invece sceglieranno di voltare le spalle a Dio, percorrendo la via più comoda e ampia, giungeranno

    ad un abisso senza fine. “Entrate per la porta stretta, perciocchè larga e spaziosa è la via che mena alla

    perdizione; e molti son coloro che entran per essa.” (Matteo 7, 13-14)

    Al termine della Sua partita, il Figlio di Dio si ritrova crocifisso tra due ladroni. Alla richiesta di uno di questi,

    di ricordarsi di lui una volta in Paradiso, Gesù risponde “in verità io ti dico: oggi con me sarai nel Paradiso”.

    (Luca 23, 39-43)

    L'affermazione che Cristo fa dalla Croce, apparentemente sconfitto e condannato a morte, risuona come un

    messaggio di speranza solenne, parola di Colui che sa chi è, da dove viene e dove va.


    Buona Pasqua!!

  • Pasquale n.4 - "NECTAR SALUTIS" - MAGGIORE

    "NECTAR SALUTIS"


    "Chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servitore, e chiunque vorrà essere il primo tra voi,

    sarà servo di tutti. Poiché anche il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e

    donare la propria vita per molti" (Marco 10:43-45).

    Questa citazione evangelica è lo spunto da cui abbiamo tratto la linfa per la costruzione del nostro

    Pasquale, poiché ci offre un'importante lezione di umiltà, servizio e dono di sé.

    Queste virtù, incarnate da Gesù nella sua vita terrena, sono spesso trascurate nella cultura moderna, dove

    prevalgono l'egoismo e la ricerca del proprio interesse personale. L'esempio di Gesù ci mostra che la vera

    grandezza risiede nel servire gli altri e nel donare sé stessi per il bene comune.

    La nostra società, spesso, esalta l’apparenza eclissando il vero significato di mettersi al servizio del

    prossimo. Infatti, il vero valore non è ciò che gli occhi vedono ma ciò che il cuore sente.

    Per comprendere meglio il significato di servire e donare, possiamo guardare al mondo naturale e al

    simbolismo dell'alveare. Sant'Ambrogio, uno dei Padri della Chiesa, ha paragonato l'alveare alla Chiesa

    stessa, evidenziando la laboriosità, la collaborazione e l'umiltà delle api. Nell'alveare, ogni ape ha un suo

    ruolo specifico e lavora instancabilmente per il bene dell'intera comunità. Prese singolarmente, le api

    possono essere considerate piccole, anonime e indistinte, ma, grazie alla cooperazione, raggiungono

    risultati straordinari e lavorano come un unico grande organismo.

    Allo stesso modo, così come le api raccolgono il nettare e lo trasformano in miele, noi cristiani, dobbiamo

    accogliere la parola del Signore e metterla in pratica, traendo il nutrimento necessario per il compimento

    del nostro scopo terreno: seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo e, quindi, a metterci al servizio degli altri

    per il bene della comunità, lavorando instancabilmente e collaborando alacremente per qualcosa di più

    grande dei nostri singoli desideri e aspirazioni.

    Attraverso il simbolismo dell'alveare, abbiamo modo di riflettere sul significato più profondo della Pasqua

    e della resurrezione di Gesù Cristo.

    Varcando la soglia dell'alveare, ci troviamo di fronte al cuore pulsante della nostra comunità, che

    rappresenta il culmine dell'amore divino manifestato attraverso il sacrificio di Gesù sulla croce. La

    fiamma che arde oltre la croce, è la luce della salvezza ricevuta dalla resurrezione di Gesù che vince la

    morte ed apre la strada alla vita eterna per tutti coloro che credono in lui e si mettono a disposizione,

    tralasciando l'egoismo che attanaglia la società e affidandosi completamente alla parola di Cristo.

    È proprio questo il significato più profondo della Pasqua, "passare oltre" la morte e abbracciare una

    nuova vita di speranza e redenzione.

    La luce di salvezza accende in noi l'amore chiamandoci a donare noi stessi agli altri.

    Esattamente come le api donano la loro vita per il bene della comunità, anche noi dobbiamo donarci

    diffondendo dolcezza, fratellanza e speranza nel mondo come Gesù ci ha insegnato, attingendo dal suo

    insegnamento il nettare di salvezza.

    In questo spirito di servizio e generosità, possiamo vivere ogni giorno nel significato della Pasqua,

    portando luce e rinascita ovunque andiamo.

  • Pasquale n.5 - ULTREIA! - MAGGIORE

    ULTREIA!


    Un giorno Sant’Agostino sulla riva del mare meditava sul mistero della Trinità, vide un bambino che

    riempiva ripetutamente una conchiglia con l’acqua del mare per versarla in una buca. Agostino interrogò il

    bambino chiedendogli:

    «Che fai?» La risposta del fanciullo lo sorprese:

    «Voglio travasare il mare in questa mia buca». Sorridendo Sant’Agostino spiegò pazientemente

    l’impossibilità dell’intento ma, il bambino fattosi serio, replicò:

    «Anche a te è impossibile scandagliare con la piccolezza della tua mente l'immensità del Mistero trinitario».

    E detto questo sparì.

    Può capitare di ritrovarsi nella situazione di Sant’Agostino, immerso nei propri pensieri più complessi e

    riportato alla realtà da un evento apparentemente insignificante ma destinato a rivelarsi fondamentale,

    simbolico.

    In questo caso Sant’Agostino viene rappresentato nelle vesti di monaco, cercatore di Dio e di risposte ai

    propri dubbi. Il suo volto incerto manifesta la sua perplessità rispetto a ciò che gli sta accadendo intorno, in

    quanto l’infante, messaggero di Dio, sta ripetendo un’azione apparentemente folle ma in realtà, con quel

    gesto e con le sue parole, quel semplice bambino rivela Dio più di quanto Sant’Agostino possa comprendere.

    In questa vicenda, la conchiglia svolge quindi un ruolo di mezzo per la riuscita di un obiettivo lontano, quasi

    impossibile. Ma ogni singola goccia d’acqua versata dalla conchiglia nella buca contribuisce alla

    realizzazione dell’assurda impresa che il bambino intende portare a termine, conchiglia dopo conchiglia,

    passo dopo passo.

    Interpretando questa azione ripetuta come parte di un percorso ben più ampio, risulta facile associare questa

    costanza alla successione di passi impiegata durante un cammino, come il famoso Cammino di Santiago de

    Compostela, di cui la conchiglia è simbolo cardine.

    Il Cammino di Santiago può essere definito superficialmente come un itinerario alla volta delle reliquie

    dell’apostolo San Giacomo nella cattedrale di Santiago de Compostela.

    In verità il Cammino costituisce un vero e proprio pellegrinaggio, in cui coloro che vi prendono parte

    intraprendono un viaggio interiore volto al miglioramento di sé stessi ed alla trascendenza personale.

    Durante un percorso così duro ed intenso, può dunque capitare di arrancare, di immergersi nei propri dubbi e

    pensieri proprio come Sant’Agostino. Ma anche in questo caso un singolo gesto, più precisamente una sola

    parola, ricopre un ruolo fondamentale nel ritorno alla realtà: “Ultreia!”.

    Una semplice esclamazione di solidarietà che i pellegrini si rivolgono tra di loro negli incontri durante il

    Cammino. Un invito all’andare oltre, al proseguire.

    “Ultreia!” però non si ferma nel Cammino di Santiago, poiché è anche un’esortazione ad elevare la propria

    posizione fisica e spirituale lungo la scalinata della vita superando gradino dopo gradino tutti gli ostacoli,

    tutte le avversità con cui ci si interfaccia.

    Ma non può certo un’impresa così ardua essere portata a termine senza alcuna sicurezza o senza punti di

    riferimento nel corso di essa. Per questa ragione è necessario porre Dio al centro del proprio percorso,

    lasciando che la Sua presenza illumini e riscaldi il cammino nello stesso modo in cui una fiamma genera

    luce nel buio e che la Sua parola sia risposta portatrice di certezza nel dubbio.

    Il nostro “andare oltre” consiste quindi nel salire ogni gradino, superando ogni difficoltà che la vita ci riserva,

    intraprendendo un percorso volto al miglioramento di noi stessi, adottando lo stesso atteggiamento con cui i

    pellegrini affrontano il Cammino di Santiago. Elevando la nostra posizione ed aprendo i nostri orizzonti

    proprio come una conchiglia riusciremo a scandagliare le preoccupazioni e liberare le nostre menti dai dubbi.

    In questo modo ci viene reso possibile vivere la vita ed osservare ciò che ci accade da una prospettiva

    diversa, portando però con noi dall’inizio alla fine del viaggio la nostra fede ed il messaggio di Cristo, che

    muore e risorge nella Passione per donarci la possibilità di compiere questo percorso.

    Ultreia!

    Buona Pasqua!

  • Pasquale n.6 - Gnent l’è impuscibil - BUGLIO

    Gnent l’è impuscibil


    2024 anni fa un angelo annunciava alla Madonna il concepimento del Figlio di Dio senza che lei avesse

    conosciuto alcun uomo. Ma GNENT L'È IMPUSCIBIL a Dio. Per elaborare il nostro progetto abbiamo

    preso spunto dall' affresco che si trova nella chiesa del Santo Crocefisso che rappresenta proprio

    l'annunciazione. Ma Gesù cosa è venuto a fare sulla terra? È venuto a farci conoscere il Padre celeste e

    a dirci che è anche nostro Padre.

    Per questa missione Gesù dopo trentatré anni è morto sulla croce e ci ha consegnati alla

    paternità di Dio. La croce è il segno dei cristiani e ne troviamo in tutte le chiese come ricordo e richiamo

    di questa verità salvifica.

    Ma qual è la prova del nove che Gesù è il Figlio del Padre e noi suoi fratelli? La prova è la notizia

    più stupefacente della storia: Gesù Crocifisso dopo tre giorni è resuscitato, è vivo! GNENT L'È

    IMPUSCIBIL! Questa verità e questa speranza possono essere il motore e la spinta per affrontare anche

    progetti molto ardui.

    A Bormio nel 1740 c'erano quindici chiese. Oggi ne sono rimaste otto, anche se la chiesa del

    Sassello e la chiesa di Santa Barbara sono in cattivo stato di conservazione. Sia come patrimonio

    artistico che come memoria di Gesù non possiamo lasciarle andare in rovina. Dobbiamo impegnarci a

    farle risplendere di nuovo, a farle risorgere.

    Come crediamo che Gesù fu resuscitato da chi lo ama, anche noi crediamo che se riuscissimo a

    UNIRCI TUTTI INSIEME possiamo far resuscitare la chiesa del Sassello e di Santa Barbara, due gemme a

    cui siamo molto affezionati, perché GNENT L'È IMPUSCIBIL a chi ama!

    Infine, con il canto vogliamo concludere questa presentazione. Il canto e la gioia della Pasqua ci

    incoraggiano e ci sono da ispirazione, stimolo e slancio in questo progetto. Abbiamo tradotto il tutto in

    una canzone in dialetto, perché anche il dialetto è un patrimonio da conservare e valorizzare.

    GRAZIE e Buona Pasqua!

  • Pasquale n.7 - NOI PICCOLE CAMPANE DI PACE - BUGLIO



    VORREMMO CHE, A PARTIRE DALLA MATTINA DI PASQUA E OGNI GIORNO,

    LA NOSTRA BAJONA SUONASSE PER LA PACE.

    UN RINTOCCO PER OGNI PAESE CHE VIVE IN GUERRA.


    VORREMMO CHE TUTTE LE ARMI SI TRASFORMASSERO IN CAMPANE PER

     SUONARE LAPACE,

    COME È STATO FATTO CON I CANNONI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE,

    A ROVERETO, 100ANNIFA.


    VORREMMO CHE I NOSTRI GESTI,

    ANCHE SE SEMPLICI,

    FOSSERO IL FUOCO CHE FONDE LE ARMI E LE TRASFORMA IN CAMPANE.


    VORREMMO REGALARE A GESÙ RISORTO IL NOSTRO DESIDERIO DI PACE,

    IMPEGNANDOCI A RISPETTARE OGNI GIORNO I NOSTRI PROPOSITI.


    COME NOI BAMBINI,

    ACCOMPAGNATI DALLE NOSTRE FAMIGLE,

    ABBIAMO UNITO LEFORZE PER COSTRUIRE QUESTO PASQUALE,

    COSÌ ANCHE LACORDA SIA IL SIMBOLO DELL’UNIONE DI TUTTA LA

    COMUNITÀ,

    IN QUESTO IMPEGNO DI PACE.


    BUONAPASQUA!

  • Pasquale n.8 - IO AVRÒ CURA DI TE - BUGLIO

    IO AVRÒ CURA DI TE

    “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha

    fatto la tua rosa così importante.”

    Da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry,

    a 80 anni dalla sua morte.

    Il Piccolo Principe aveva una rosa, unica

    nell'universo, di cui si prendeva sempre cura e che

    amava tantissimo.

    Gesù ha avuto (sacrificandosi fino alla morte in

    Croce) e avrà sempre cura di noi.

    L’uomo è la sua rosa.

    Anche l’uomo deve avere la sua rosa: il prossimo.

    Come insegna Papa Francesco nel suo libro Io

    avrò cura di te: “Cosa comanda Gesù di fare ai suoi

    discepoli? Di curare, guarire, cacciare via i demoni".

    Questa è la missione dei discepoli di Gesù, quindi

    anche la nostra. Diamoci da fare.

    Non vi è nulla di impossibile quando si è mossi

    dall’amore per l’altro!

    Pasqua 2024

    Pasquale n.8 - Buglio

  • Pasquale n.9 - Stelutis nostra - BUGLIO

    Stelutis nostra


    Un'antica leggenda racconta che il fiore che tradizionalmente chiamiamo “stella alpina” venne donato alla

    montagna dal cielo, che colse una stella dal firmamento e la pose tra le rocce, per ricordare a tutta la terra

    quanto fossero preziose ai suoi occhi le vette innevate. Per questo abbiamo pensato che la stella alpina possa

    essere un efficace simbolo di Cristo, posto tra gli uomini come dono di Dio: da qui il titolo “Stelutis nostra”.

    “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cos'è l'uomo perché te ne

    ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi?” (Salmo 8)

    Il rapporto tra la stella alpina e le stelle del cielo è rappresentato dal grande quarto di luna che sembra voler

    accarezzare la stella che spunta dalla vetta della montagna. Quasi una reinterpretazione della celebre

    “Creazione di Adamo” di Michelangelo, dove è raffigurato l’eterno “contatto invisibile” tra l’uomo creato e

    il Dio creatore: è Gesù, Uomo e Dio, che colma questa distanza. La luna e le stelle, secondo la sapienza biblica

    del celebre salmo, sono segno eloquente della grandezza di Dio e contemporaneamente della piccolezza

    dell’uomo che davanti al firmamento resta smarrito. Eppure sono state proprio le stelle a permettere agli antichi

    di orientarsi nella notte, indicando la giusta direzione, rappresentata dalla rosa dei venti. Sempre le stelle sono

    indicate ad Abramo come figura della promessa di una discendenza numerosa. E tutta questa discendenza si

    volge a Gesù, colui che nel suo sangue versato sulla croce sancisce la definitiva Alleanza tra Dio e l’uomo.

    Come la stella alpina, che sfida il freddo e resiste ad un ambiente ostile, nella bellezza fragile di un fiore, nella

    semplicità di un germoglio, così Gesù, non con la forza, ma solo con mitezza ed umiltà vince la “battaglia”

    contro la morte per risorgere a vita nuova.

    Resilienza, forza, purezza d'animo, amore eterno: tutto questo è racchiuso in questi piccoli petali e, allo stesso

    tempo, nella parola “fede”, qui rappresentata dalla corda e dalla piccozza, a cui ci dobbiamo aggrappare per

    affrontare le scalate più faticose, come quella del Calvario. Nello zaino troviamo il vero nutrimento, sostegno

    del Signore per percorrere la salita verso la cima più alta, quella del cielo. Per seguire la Sua strada, il Signore

    ci esorta a “Non avere paura”: lo stesso ha ripetuto più volte Papa Francesco alla Giornata Mondiale della

    Gioventù, per invitare soprattutto noi giovani ad “alzarci e andare in fretta” (Lc 1,39) per portare al mondo

    la speranza della Resurrezione.

    “Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il

    Signore tuo Dio, dovunque tu vada” (Giosuè 1,9).

    Nella nostra tradizione alpina, la stella porta anche un altro messaggio, di pace, legato a questo piccolo fiore

    che molti soldati hanno imparato a conoscere proprio sui campi di battaglia della guerra bianca. Un fiore che

    spesso è stato spedito alle fidanzate lontane, conservato nei libri di preghiera, piantato ai bordi dei cimiteri di

    guerra. C’è un celebre canto, “Stelutis Alpinis”, dedicato alla stella: racconta di un soldato che, pur caduto in

    battaglia, vuol rincuorare l’amata, ricordando come sulla sua tomba siano fiorite tante candide stelle alpine,

    bagnate dal suo sangue:

    “Cogli, cogli una piccola stella, a ricordo del nostro amore. Dalle un bacio, e poi nascondila in seno. Quando

    a casa tu sei sola e di cuore preghi per me, il mio spirito ti aleggia intorno: io e la stella siamo con te.”

    Attorno al testo del canto abbiamo posto del filo spinato, quasi a formare una corona di spine, per ricordare

    che Gesù si è fatto carico dei peccati degli uomini che portano a conflitti e divisioni. Il disgelo della neve, che

    fa riaffiorare le stelle dopo il lungo inverno, è simbolo della nostra rinascita battesimale in Cristo: battezzati

    per essere sorgenti di vita, per annientare chi vorrebbe far trionfare solo l'odio, il potere, le ricchezze, tutto ciò

    che divide e non unisce, che uccide e non fiorisce.

    Con l’augurio di rifiorire in Cristo, buona Pasqua!

  • Pasquale n.10 - Memoria, Visione, Attesa - BUGLIO


    Memoria, Visione, Attesa


    “... era giusto che l’aula del Sacro Battistero avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando,

    all’alba dell’ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte”

    Questa iscrizione in versi, attribuita a Sant'Ambrogio e collocata un tempo nel Battistero milanese di San Giovanni alle

    Fonti, allude a quegli edifici che sono per eccellenza luoghi di passaggio: il mausoleo, dove il corpo attende

    pazientemente l'ammissione al Regno dei Cieli, e il battistero, dove per la prima volta l'anima corrotta dal peccato

    originale attinge con il battesimo la perfezione della Grazia. L'otto è infatti il numero per eccellenza del Nuovo

    Testamento: numero della rinascita, attraverso il battesimo, e della Resurrezione.

    Un’approfondita analisi di tale considerazione e un’attenta ispirazione all’architettura presente nella realtà bormina, che

    trova come esempio la pianta ad aula unica della Chiesa di Sant’Ignazio, conferiscono la forma caratteristica di questo

    pasquale: una barella ottagonale all’interno della quale si sviluppa la raffigurazione simbolica di un viaggio.

    Il viaggio, visto come movimento di un complesso meccanismo che trae spunto e forza dall’acqua, simbolo di battesimo

    e di rinascita. L’acqua come vero punto di partenza verso la Resurrezione; massimo raggiungimento del nostro cammino

    spirituale. Questo profondo cammino spirituale è caratterizzato da tappe che si manifestano nei sette sacramenti, qui

    rappresentati pittoricamente negli elementi verticali messi in moto dagli ingranaggi. Attraverso i sacramenti, Cristo risorto

    si fa presente, si manifesta e agisce nella storia degli uomini per unirli sempre più a sé e per renderli capaci di riprodurre

    nella loro vita il suo mistero pasquale di Passione, Morte e Resurrezione.

    I sette sacramenti toccano infatti tutti i momenti importanti del cammino di un cristiano: grazie ad essi, la vita spirituale

    del fedele nasce e cresce, riceve la guarigione e il dono della missione.

    La Resurrezione, intesa come fine del nostro viaggio, si respira all’interno della Piazza del Kuerc, luogo che, per la

    comunità di Bormio, è simbolo della rinascita di ogni cristiano, della celebrazione della Pasqua.

    Così, anche su questo pasquale, la “rievocazione” della Resurrezione si compie nel momento in cui si sale fisicamente

    sulla portantina riempiendo lo spazio della piazza appositamente creato per ammirare e farsi coinvolgere dal mosaico che

    ne raffigura l’immagine.

    Ripercorrendo a ritroso gli elementi qui proposti, possiamo poi prendere in esame una riflessione sulla scansione del

    tempo guidata dalle parole di Sant’Agostino che, nelle sue “Confessioni”, scrive:

    “Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Queste

    tre specie di tempi esistono in qualche modo nell'animo e non le vedo altrove: il presente del passato è la memoria, il

    presente del presente la visione, il presente del futuro l'attesa.”

    PASSATO

    Tempo della MEMORIA, del ricordo delle nostre origini, dei nostri esempi, delle nostre tradizioni. Ciò che è passato ma

    che ci stimola a muoverci, ciò che ci dà la forza per affrontare sempre nuove sfide. È il passato che ci avvolge, che ci

    custodisce, proprio come la rappresentazione della lanterna posta a chiusura della cupola di Sant’Ignazio, qui a custodia

    dell’intero pasquale.

    La finestra sul retro apre ad un flashback, un richiamo a ciò che negli anni ha caratterizzato la manifestazione dei

    Pasquali. Le portantine che, prima di noi, hanno riempito la Piazza. La stessa piazza che popoliamo oggi e che un domani

    sarà riempita, con lo stesso spirito di una volta, dalle generazioni che verranno.

    PRESENTE

    Qual è la nostra VISIONE? Il nostro presente gioioso? Ciò che rende viva la Pasqua bormina? Il simbolo che il nostro

    paese attribuisce alla Pasqua? La Piazza del Kuerc.

    Questo luogo rappresenta il presente, la nostra festa, il luogo che in questo giorno di Pasqua si riempie; il luogo nel quale

    tutta la popolazione si riunisce per gioire e condividere la Resurrezione di Gesù.

    FUTURO

    La nostra ATTESA, ciò verso cui ci muoviamo: la compiutezza spirituale. I vari e articolati movimenti compiuti dal

    meccanismo testimoniano la complessità del cammino che ogni cristiano è tenuto a percorrere e che, passo dopo passo,

    lo condurrà alla piena Resurrezione.

    Analizzando, infine, il titolo attribuito a questa rappresentazione, osserviamo che, le tre parole scelte ed estrapolate dal

    pensiero di Sant’Agostino, non solo rappresentano la rivisitazione dei concetti temporali di passato, presente e futuro ma

    alludono anche alla Trinità. In successione si ha infatti la presenza del Padre, la venuta del Figlio e la discesa dello

    Spirito Santo che, con la sua benedizione nel giorno della Resurrezione, accresce la nostra fede e purifica il nostro spirito.

    Con questo ultimo auspicio rivolgiamo a tutti un caloroso augurio di BUONA PASQUA.

  • Pasquale n.11 - GIUNGENDO A TE - BUGLIO


    Reparto Buglio

    Pasqua 2024 Pasquale n.11

    Non ce la faccio più! Questa volta sono fregato! Quante volte a causa di tempi difficili ci

    capita di dire così? Tuttavia, non dobbiamo mai perdere la speranza e ricordare che Dio

    ha sempre a disposizione gli strumenti per compiere la Sua opera di grazia e per liberarci

    da qualsiasi situazione difficile.

    Qualunque cosa gli chiediamo secondo Sua volontà Dio la esaudisce superando gli ostacoli

    senza difficoltà (1Gv 5, 14). Nessuna forza umana può impedire la Sua opera (Sal 115, 3; Is

    14, 27; 46, 10; Dn 4, 34-35).

    Il nostro carro assume la forma dello stemma di Bormio, curvato come una culla, per

    simboleggiare una nascita, l’inizio di tutto, proprio come il nostro paese sorge dall’unione

    e dall’erosione glaciale delle valli circostanti. Ma senza Gesù, nostro Signore, che veglia

    su di noi dall’alto, questa culla e questa nascita spirituale non sarebbero possibili. Come

    leggiamo nella Bibbia, Gesù ci ama, ci osserva dal cielo ed è sempre con noi (Mt 28, 20).

    Nella Bibbia, molti miracoli dimostrano che nulla è impossibile per Dio (Gen 18, 14;

    Ger 32, 17; Mt 19, 26). Come Naaman - quel generale che fu guarito dalla lebbra per volontà

    divina - anche noi possiamo sperimentare la potenza guaritrice e rigenerante di Dio.

    Nel nostro carro, il gioco del labirinto con le sue strade, case e chiese

    di Bormio riflette la complessità del mondo e dei suoi contrasti: vita e

    morte, bene e male, perdizione e redenzione. È una sfida quotidiana

    per noi uomini, ma con l’aiuto di Dio riusciamo a superare gli ostacoli

    e ad arrivare al traguardo, proprio come la biglia nel gioco.

    Perciò, durante questa Pasqua, vogliamo confidare nelle vie infinite di Dio, sapendo che

    la Sua grazia può trasformare le situazioni più disperate e portare nuova vita dove sembrava

    impossibile. Con la fiducia e speranza pasquale, ci affidiamo al Suo potere sovrano,

    sicuri che nulla è al di là della Sua capacità di intervenire e risolvere.

    Amen.

    Giungendo a te

    Buona Pasqua!

  • Pasquale n.12 - La danza dell’anima - COMBO

    La danza dell’anima

    Salmo 149, 1-4 Alleluia.


    1. Cantate al signore un canto nuovo, la sua lode nell’assemblea dei fedeli.

    2. Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion.

    3. Lodino il suo nome con danze, con timpani e cetre gli cantino inni.

    4. Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili di vittoria.


    Nel corpo, prima che nel linguaggio, i bambini riescono a sentire la presenza di Dio.

    Il nostro corpo sente le emozioni e gli da voce con i gesti.

    Il linguaggio religioso si acquisisce con il tempo mentre le nostre azioni sono

    immediate.

    Il mattino di Pasqua i piedi danzano, le mani suonano la gioia e l’amore per la

    risurrezione di Gesù. È un giorno di festa: ogni uomo sente nell’anima la presenza

    del Signore. Con il suo amore ogni paura scompare.

    Danziamo e suoniamo, portiamo la musica della gioia della vita cristiana in tutto il

    mondo!


    PASQUALE N. 12 COMBO

  • Pasquale n.13 - IL RESPIRO DI CRISTO - COMBO

    IL RESPIRO DI CRISTO


    La musica è di tutti ed ha la forza di esprimere i vari stati d’animo: di chi la suona ma

    anche di chi la ascolta.

    Le sinfonie della processione del Venerdì Santo sono ben diverse dallo squillo

    festante delle campane il mattino di Pasqua.

    Le note sullo spartito accompagnano le ultime ore di Gesù. La festa con gli amici,

    l’abbandono sul Calvario, il grande stupore dopo la Resurrezione.

    La fisarmonica, vista come strumento di aggregazione, allegria e amicizia, ha per noi

    anche un altro significato.

    La musica viene prodotta dal mantice che, grazie all’aria, dà vita al suono dei tasti.

    Ecco che noi vediamo nel mantice il respiro di ogni creatura e pure la somiglianza

    con il costato di Gesù quando sulla croce esala l’ultimo respiro.

    La Pasqua è la musica della gioia di Cristo Risorto.

    Seguendo lo spartito di Dio potremmo suonare la sinfonia più bella della vita, TUTTI

    INSIEME!

    Ognuno di noi è un tasto, ha un timbro unico ed irripetibile.

    Soltanto vivendo in comunione con gli altri e con Cristo, la vita sarà tutta un’altra

    musica!


    Reparto Combo

    Pasquale n. 13

  • Pasquale n.14 -Nelle tue mani - COMBO

    Nelle tue mani


    Quest’anno con il nostro pasquale vogliamo dire e ricordare ad

    ognuno di voi che tutti siamo nelle mani di Dio e che vogliamo e

    dobbiamo affidare la nostra vita a Lui.

    Ciascuno di noi nella sua vita arriva al Signore, anche se segue una

    strada diversa dagli altri proprio perché non tutti siamo uguali

    ,ma nonostante questo Dio ci accoglie tutti senza distinzioni.

    Le due mani sono quelle del Signore e rappresentano la sua

    protezione e la sua accoglienza per ciascuno di noi.

    Nonostante le strade siano differenti, conducono tutte al Signore:

    queste rappresentano anche le diverse difficoltà e fatiche che

    ognuno deve affrontare per arrivare a Lui, proprio per questo

    sono state create con diversi materiali.

    Gli omini che camminano verso Lui siamo tutti noi, ciascuno con la

    propria diversità e unicità.

    “LA MIA MANO È IL SUO SOSTEGNO, IL MIO BRACCIO È LA SUA FORZA”

    (Sal 89, 20-22 )


    Pasquale n° 14

    Reparto Combo


    BUONA PASQUA!


  • Pasquale n.15 -Il tempo dell’Eucarestia - COMBO

    Il tempo dell’Eucarestia


    Il tempo, rappresentato dall’orologio alla base del Pasquale, è la variabile che

    accomuna tutte le persone ed è la cosa più preziosa che abbiamo. Oggi il rapporto

    dell’uomo con il tempo è cambiato: la frenesia quotidiana e la reperibilità immediata

    di ciò che possiamo desiderare o di cui abbiamo bisogno rischia di alterare la nostra

    percezione del tempo. E così abbiamo difficoltà ad attendere, a sostare, ad indugiare...

    a dare valore al tempo.

    Il tempo è infatti un dono prezioso che dobbiamo custodire e far fruttare, senza

    sprecarne neppure un secondo. E’ un dono da offrire a chi amiamo, perché “l’amore

    ha bisogno di tempo per essere rigenerato, ricreato e resuscitato ogni giorno”. (Z.

    Bauman)

    L’anno scorso ci siamo lasciati con l’invito a scrivere una bella pagina della nostra

    vita. Quest’anno ci ritroviamo ad aver scritto un intero libro! Ognuno di noi sta

    scrivendo il libro della propria vita, raccontando come l’ha vissuta, come la sta

    vivendo e come la vivrà. L’infinito di libri che abbiamo costruito simboleggia la nostra

    volontà a continuare a vivere nel migliore dei modi e al meglio delle nostre possibilità:

    solo investendo sul tempo a nostra disposizione, donandolo e facendolo fruttare

    potremo riempire le pagine della vita con racconti di relazioni basate su amicizia,

    amore, legami familiari, condivisioni.

    I libri sono racchiusi da un uovo di pellicano, simbolo dell’Eucarestia cristiana. Come

    il pellicano dà il cibo ai propri piccoli privandosi del proprio, così anche Cristo ha

    donato tutto sé stesso per salvarci. Il pellicano concretizza il messaggio d’amore di

    Cristo: l’amore vero travolge ogni ostacolo, resiste ad ogni fatica e delusione, perché

    la felicità sta nel dare il “sangue” per gli altri, per sorreggere, confortare, aiutare,

    soccorrere i “piccoli”, i più deboli. Grazie al sacrificio, i “piccoli” si sentiranno

    fortificati dall'amore.

    Questo è l’insegnamento più grande che Dio ci ha dato e che possiamo imparare nel

    giorno di Pasqua: la vita ha vinto sulla morte. Tocca a noi impegnarci ogni giorno a

    vivere in pienezza di Cristo, senza sprecare questo dono. In che modo? Donando il

    nostro tempo a chi amiamo e a chi ne ha bisogno.

    Ecco che allora l’uovo è il luogo migliore in cui custodire i nostri libri, la nostra vita.

    E’ il luogo in cui la nostra vita è protetta dal Signore ed è guidata dalla sua parola. E’

    il luogo in cui noi cristiani possiamo rifugiarci e sentirci al sicuro. E’ il luogo in cui

    noi possiamo entrare e scoprire la gioia della Pasqua, la gioia della vita e la gioia

    cristiana.


    Buona Santa Pasqua 2024

  • Pasquale n.16 - FOCUS SULLA VITA - COMBO

    FOCUS SULLA VITA


    Come fare per osservare la nostra vita? Dove e come guardare per cogliere i passaggi significativi, per

    orientarci, per non perdere l’appuntamento con le persone che “contano”, che sanno dire la parola giusta su

    di noi e per noi?

    Il nostro Pasquale di quest’anno ci vuole aiutare a rispondere ad alcune di queste domande che noi giovani

    ci poniamo in questo tempo e che sono interrogativi che accompagnano sempre le persone in ricerca di un

    senso alla propria vita e alle proprie scelte.

    In modo simbolico abbiamo pensato, come strumento di osservazione e di ricerca, al caleidoscopio, con i

    suoi molteplici significati: è un apparecchio in cui le immagini possono mutare in modo imprevedibile, in cui i

    colori giocano tra loro, in cui è possibile vedere lo stesso disegno da prospettive diverse. Il caleidoscopio ci

    mostra la realtà e, allo stesso tempo, permette alla fantasia di immaginare, inventare, di guardare lontano.

    Ancora, è uno strumento che, con il suo fascino e il suo mistero, è simbolo di ciò che avviene nel mondo

    interiore dell'essere umano, che descrive una narrazione, intrecciando le storie di una moltitudine di

    personaggi.

    Oggi vi invitiamo a compiere un breve cammino: partendo da noi stessi, dal punto in cui ci troviamo,

    ripercorriamo la nostra vita, individuiamo quali sono i punti di svolta, dove siamo davanti ad una scelta

    importante. Lungo la strada, è possibile che abbiamo incontrato qualche persona significativa, che, per il suo

    atteggiamento, con le sue parole o magari con i suoi silenzi, è diventata un punto di riferimento, un esempio,

    un punto fermo, ma che, allo stesso tempo, ci ha messi in movimento, ci ha dato e ci dà lo slancio per

    proseguire.

    In alcune situazioni, abbiamo incontrato qualcuno che ci ha parlato di una persona speciale, Gesù “maestro

    di vita”. Il caleidoscopio simboleggia la molteplicità, la varietà, la creatività con cui il Signore si presenta alle

    donne e agli uomini di ogni tempo: da Pietro sulla barca, da noi rappresentato, a Saulo nella luce accecante,

    a Levi perso tra le monete, ad ogni santo in maniera diversa, a me …

    Possiamo pensare che Pietro abbia commentato così, dopo aver incontrato Gesù: “Ho lasciato tutto, anche

    la barca e le reti e ora la mia vita è legata a Gesù. Lo seguo ovunque vada. Avrò ancora molto da scoprire

    su di lui e su di me, ma sono pieno di gioia perché sono suo discepolo”.

    Gli uomini e le donne chiamati da Gesù cominciano a vivere più di prima, hanno voglia di seguirlo sempre di

    più e soprattutto sono fieri e felici perché il Signore li ha chiamati a stare con lui e a vivere il suo Vangelo.

    Tornando al percorso che vi proponiamo di fare oggi, l’ultima immagine apre all'infinito: alla luce della

    Resurrezione, ogni Pasqua è l’occasione per sperimentare la gioia di Cristo Risorto, che ci annuncia che la

    morte, il dolore, i nostri sbagli non sono la fine di tutto. Anche noi possiamo “risorgere” ogni giorno, essere

    persone nuove: vivere da risorti significa vivere da soggetti attivi della nostra vita e nel nostro ambiente, con

    occhi nuovi che sanno vedere ogni sfumatura della vita.

  • Pasquale n.17 - DUE VIE, DUE DESTINI - DOSSIGLIO

    DUE VIE, DUE DESTINI


    La vita è un susseguirsi di scelte. Ogni decisione, semplice o complessa che sia, ha un impatto sull'andamento

    della nostra esistenza. C'è però una scelta che sovrasta tutte le altre, una decisione che plasma il destino

    eterno di ogni individuo. Gesù ci pone di fronte a un bivio: la scelta tra due vie e, di conseguenza, tra due

    destini. Da una parte c'è la via della salvezza che conduce al regno celeste e dall’altra la via del peccato che

    trascina verso l'abisso. Ciascuno è chiamato a fare la propria scelta, non esistono vie di mezzo. Ogni persona

    seguirà l’uno o l’altro cammino, a seconda di come risponde al richiamo di Gesù Cristo.

    "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti

    sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E


    pochi sono coloro che la trovano!" (Matteo 7:13-14)


    Prima di tutto Gesù descrive la via della perdizione, frequentata da molti perché agevole e attraente. Tutti

    coloro che sono preda delle tentazioni terrene scelgono questo percorso, il quale però conduce alla morte

    eterna. Gesù ci esorta ad abbracciare la salvezza, a intraprendere il cammino angusto e ci ammonisce dicendo

    che giudicherà chi non segue la Sua parola. Come Gog e Magog, che simboleggiano i nemici di Dio i quali si

    ribelleranno a Lui alla fine dei tempi, coloro che optano per la via larga saranno separati da Dio per l'eternità,

    condannati alla perdizione e al tormento nel fuoco ardente.

    “Quando i mille anni saranno compiuti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni

    che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle per la guerra... Ma dal cielo scenderà

    fuoco, mandato da Dio, e le divorerà. Allora il diavolo, che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e


    di zolfo.” (Ap 20:7-10)


    Al contrario la via della salvezza, a cui si accede tramite la porta stretta, è una strada percorsa da pochi. È

    un cammino stretto e angusto, dove bisogna lottare contro le tentazioni mondane. Chiunque varchi questa

    soglia deve abbandonare il peccato, abbracciare il pentimento e la fede in Gesù Cristo. Non è un percorso

    agevole, ma è l'unico che conduce alla vita eterna. La porta per intraprendere questa via è stretta, ma è aperta

    a chiunque sia disposto a rinunciare al superfluo. È un cammino che richiede umiltà e sacrificio.

    Dio ci invita ad intraprendere la strada della salvezza, ma spetta a noi ascoltare la Sua parola, rinunciare allo

    sfarzo e ai piaceri della via più comoda e ad avventurarci in quella più impegnativa, che conduce alla vita

    eterna. Solo qui troveremo vera gioia, vera pace e vera speranza, ma soprattutto incontreremo Gesù Cristo!

    Oggi, nel giorno in cui si celebra la vittoria della vita sulla morte, siamo chiamati ad intraprendere con

    determinazione e fede il nostro percorso verso la pienezza della vita eterna.


    Buona Pasqua

  • Pasquale n.18 - PARLERÓ AL TUO CUORE - DOSSIGLIO

    PARLERÓ AL TUO CUORE

    "Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16)


    In questo passo il profeta Osea, marito tradito e sconsolato, cerca di riconquistare la moglie Gomer, rendendosi disponibile a cancellare il passato, fino a sancire un nuovo e incondizionato patto d'amore. In ugual modo, Dio è pronto a ricominciare con noi ogni giorno per ricreare quel rapporto perfetto che era all'inizio del tempo e che è stato corrotto dal nostro peccare: un legame che si ricuce attraverso l'amore per Dio. A testimonianza di questo vincolo abbiamo voluto dare al nostro pasquale la forma di un CUORE. Per ritrovare l'amore in Dio dobbiamo accogliere il Suo messaggio nei nostri cuori, affinché avvenga un cambiamento e si rinnovi la nostra fede.

    La Pasqua rappresenta per ogni cristiano il momento più importante dell'anno: il giorno in cui Dio ha sconfitto la morte ed è risorto a vita nuova. Per noi, che viviamo immersi nella natura, è sufficiente guardarci attorno per comprendere il vero significato della Pasqua: la forza del ciclo della vita, che, dopo mesi di inverno, rifiorisce all'arrivo della primavera, esattamente come il nostro Signore che, dopo la Sua morte, ci ha redento attraverso la Resurrezione.

    Per questo, come soggetto principale per il nostro lavoro, abbiamo scelto una PIGNA. La pianta ogni anno crea questo piccolo frutto, bellissimo, incredibile e unico in ogni suo esemplare, ma inesorabilmente destinato a cadere e marcire. É allora che avviene il miracolo: l'albero, nonostante abbia perso i suoi frutti, non si dispera e ogni anno ne crea di nuovi. La pigna ci ha colpito perché, oltre a rinnovarsi di continuo, custodisce al suo interno e protegge con cura i pinoli: i semi che donano la vita. Sulla barella troviamo dunque un PINOLO, dal quale sgorga una SORGENTE di acqua, fonte di rinascita.

    La Pasqua ci chiede di essere come pigne e quindi di rinnovarci ogni giorno. Come Dio è disposto ad amarci e redimerci in qualsiasi momento, così noi dobbiamo lasciarci trasportare da Lui per essere saldi nella fede e nell'amore. Tuttavia, non basta saper aprire il cuore al Signore, facendoLo entrare nelle nostre vite, al contrario dobbiamo farci portavoce del Suo messaggio. Proprio come il Pinolo, abbiamo il compito di portare nella comunità nuova linfa, nuovo entusiasmo e nuova vita, diventando testimoni della grandezza del Signore.

    Come possiamo seguire e fidarci del Cristo risorto? Il cambiamento deve partire dal nostro cuore. All’interno del CUORE DELLA PIGNA abbiamo voluto ricreare un'atmosfera surreale, attraverso una SPIRALE. Guardandola potremmo sentirci disorientati, combattuti nei pensieri che si rispecchiano nella nostra mente e persi in un’infinità di dubbi. Ecco allora che alzando il nostro sguardo e osservando la CROCE, posta sulla cima della pigna, tutte le nostre domande troveranno una risposta e potremo comprendere appieno il movimento ascendente della spirale.

    Il movimento trova riscontro nell'ASCENSORE che trasporta una BIGLIA, metafora della fede di ognuno di noi. Il cristiano, colpito dalla parola del Signore e ricco di entusiasmo, mette in moto l'INGRANAGGIO che   permette alla biglia, quindi alla fede, di risalire. Tuttavia, una volta arrivata in cima, questa si ferma. Ci troviamo, dunque, di fronte ad un bivio dove il Signore ci dà la possibilità di scegliere: possiamo accontentarci e fermarci, oppure possiamo condividere il messaggio del Signore e far sì che la biglia scenda attraverso la PISTA.  Nonostante gli ostacoli che dobbiamo fronteggiare ogni giorno, simboleggiati dal tragitto tortuoso che la pallina dovrà affrontare, abbiamo il compito di diventare pinoli e trasmettere la vera parola di Dio. Solo allora, solo quando la pallina arriverà al termine della sua corsa, il MESSAGGIO di fede custodito al suo interno si paleserà. 

    Come Dio ha parlato al cuore del suo popolo, così ogni cristiano deve essere in grado di parlare al cuore del prossimo. Come Cristo, attraverso la Resurrezione, ha donato la vita nuova, così noi, per mezzo della Sua parola, dobbiamo parlare al cuore della gente.

    BUONA PASQUA!


  • Pasquale n.19 - Illumina il Suo cuore! - DOSSOROVINA

    Illumina il Suo cuore!


    Il nostro pasquale è ispirato al gioco Sapientino.

    Abbiamo scelto delle immagini e delle frasi che raccontano alcune

    scene del Vangelo e le abbiamo pirografate sulle tavolette di legno.

    Come nel gioco, bisogna collegare con le matite il disegno al

    versetto giusto, per illuminare il cuore di Gesù, però non si può

    giocare da soli, perché l’unione fa la forza!

    Il nostro lavoro ci insegna che, se conosciamo Gesù e camminiamo

    sui suoi passi, la nostra vita sarà bella e piena di luce.

    Al centro del Pasquale si trova una riproduzione di Gesù risorto, la

    sua tunica è fatta con materiali di scarto a rappresentare tutto ciò

    che ci spegne. La Resurrezione ci libera da questo velo e ci

    sorprende, dicendoci che nulla è realmente da buttare perché tutto

    può avere una nuova vita.

    Vi regaliamo delle matite per ricordarvi di tenere unito il vostro

    cuore a quello di Gesù e vi auguriamo una felice Pasqua!


    Reparto: Dossorovina,

    Pasquale numero 19

  • Pasquale n.20 - Con Te - DOSSOROVINA

    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a

    lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà

    le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

    Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno

    preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi

    avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e

    siete venuti a trovarmi”.

    Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato

    e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?

    Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi

    dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

    Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il

    diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da

    bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

    Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in

    carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a

    uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

    E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

    Parola del Signore

    Alla fine si dicono le cose più importanti. Alla fine, quando saluti la persona che ami sapendo

    che forse non la rivedrai più; alla fine di una vita, quando devi decidere come usare l’ultimo

    respiro che ti rimane; alla fine di un discorso, quando sai che non avrai altre possibilità per

    spiegarti meglio.

    Abbiamo spesso la sensazione di essere alla fine, quando siamo convinti che non ci sia più

    speranza. Alla fine si ritrova l’essenziale, quello che conta veramente.

    Questo brano del Vangelo, al quale ci siamo ispirati per il nostro Pasquale, contiene l’ultimo

    discorso di Gesù prima di entrare nel pieno del tempo della sua passione. Gesù parla della fine e

    quindi delle cose più essenziali, ma le cose più importanti sono anche le più semplici, le cose

    della quotidianità, il mangiare e il bere, il vestire e visitare. Di tante parole, resta questo, la

    profonda ed essenziale semplicità della vita.

    E se la nostra vita girasse come una giostra senza meta?

    Se ci facciamo accompagnare da Gesù questo non accadrà.

    Dio ci accompagna lungo il cammino, ci conduce da qualche parte. Il cammino va verso una

    direzione. Siamo pellegrini, non vagabondi. Dio ci accompagna verso una meta. La nostra vita

    ha un senso. La fine indica infatti anche il fine, la meta, verso cui abbiamo camminato. Questa

    pagina del Vangelo ci mette dunque davanti a una domanda: cosa è cambiato nella mia vita

    durante questo cammino? Verso dove sento di aver camminato? Sono stato pellegrino o

    vagabondo?


    Alla fine quello che rimane sono appunto i gesti semplici, come se il senso della vita fosse

    fondamentalmente accorgersi dell’altro, del suo vero bisogno, senza proiettare su di lui le nostre

    ansie o le nostre ideologie.

    Questi gesti semplici, per la Chiesa, sono le opere di misericordia. In questo brano di Vangelo ne

    sono elencate sei: nutrire gli affamati, visitare i carcerati, vestire i nudi, prendersi cura dei

    malati, dare riparo ai viaggiatori e offrire da bere agli assetati. Per rappresentarle nel nostro

    Pasquale, ci siamo ispirati alle “Sette opere di misericordia” di Caravaggio, il quale non si è

    limitato a dipingere le sei descritte da questa pagina evangelica, ma ne ha aggiunta

    un’altra: seppellire i morti. Ma a ben guardare era esattamente quello di cui c’era più bisogno

    nella Napoli del ‘600 colpita dalla peste. Caravaggio ha colto l’essenziale della misericordia:

    accorgersi dell’altro. Il grande artista le ha dipinte tutte in un’unica opera, noi le abbiamo

    rappresentate, a modo nostro, una alla volta.

    Alla fine della sua predicazione, Gesù ci rimanda a quest’unico insegnamento, come se tutto il

    cammino percorso con lui, avesse dovuto portarci fondamentalmente a questo, ad aprire i nostri

    occhi. Il pastore si lascia trovare nel più piccolo.

    Il paradosso è proprio questo: Gesù si identifica con il più piccolo. il discorso su Dio è il

    discorso sul più piccolo. L’incontro con Dio è nell’incontro con i più piccoli. L’altra domanda

    dunque che questa pagina ci rivolge è: chi, intorno a me, in questo momento, è il più piccolo?

    Guarda! Perché è lì che Dio si lascia trovare da te.

    Un paradosso che ci provoca e ci interroga sul modo in cui guardiamo la storia. Qui la

    prospettiva è rovesciata: la storia non è guardata dal punto di vista dei potenti, ma da quello

    dei più piccoli. Il racconto biblico mostra spesso come Dio operi nella storia a partire da quelli

    che sembrano gli ultimi, le persone inutili, i servi, i bambini, gli umili.

    La misericordia autentica è quella inconsapevole: quando, Signore, ti abbiamo fatto

    questo? La vita autentica è quella in cui siamo spontaneamente rivolti verso il bisogno

    dell’altro. Più la nostra vita è ripiegata su noi stessi, meno viviamo autenticamente, meno ci

    sentiamo realizzati come persone.

    Gesù è l’uomo autentico, colui che vive pienamente rivolto verso l’umanità.

    Gesù è morto e risorto per noi e ci insegna che la nostra meta non è la fine della vita terrena,

    ma la resurrezione, con la quale entreremo definitivamente nel regno di Dio.

    Il cammino è lungo, faticoso e pieno di insidie, ma se ci facciamo accompagnare da Lui, il

    cammino sarà luminoso e la meta raggiungibile.


    Reparto Dossorovina

    Pasquale n° 20

  • Pasquale n.21 - DARE, DARE TUTTO - DOSSOROVINA

    DARE, DARE TUTTO


    “Dare, fino a dare tutto”. Così in una sua lettera scriveva Giulio Rocca.

    Grazie a lui abbiamo imparato e capito una cosa importante in questo periodo di

    preparazione alla Pasqua: chi impara a liberarsi del superfluo, chi sa dare tempo, ascolto,

    attenzione agli altri, chi dedica la propria vita seguendo Gesù, saprà rinnovarsi e rinascere ad

    una vita nuova. Questa è la vera risurrezione!

    Giulio, semplice ragazzo di Isolaccia, conosce gli amici del gruppo “Operazione Mato

    Grosso”. A venticinque anni parte per il Perù e nella missione di Jangas incontra padre Ugo

    De Censi con il quale approfondisce il proprio cammino di fede. Giulio scopre così la sua

    vocazione al sacerdozio, con il desiderio di regalare la vita a Dio nel servizio ai più poveri.

    Nella notte dell’1 ottobre viene rapito dai terroristi di “Sendero Luminoso” e viene ucciso con

    due colpi di pistola alla tempia.

    I suoi amici gli troveranno nella tasca un biglietto con la lista della spesa da fare per il giorno

    dopo: 4 uova, 10 cipolle, 20 zucche e....a caratteri cubitali, in stampatello, la parola scritta

    JESUS. Un biglietto macchiato del suo sangue.

    Un biglietto che è sintesi della sua vita: l’amore concreto per Cristo e l’amore concreto per i

    poveri. FINO ALLA FINE.


    CARO GIULIO,

    per custodire e tramandare il tuo esempio di vita, tanti tuoi amici dell’O.M.G hanno realizzato

    una piccola cappella in uno dei tuoi luoghi del cuore (Laghi di Cancano), mettendo al centro

    ancora una volta Gesù.

    Crediamo fortemente che il tuo sacrificio non sia stato vano: “il sangue dei cristiani è seme di

    nuovi cristiani”, di persone che comprendono che la vita vale la pena di essere vissuta in

    pienezza e si realizza solo nel dono di sé, come Cristo, che ci ha amato e ha dato tutto sé

    stesso per noi. Accogliendo la tua testimonianza, possiamo avvicinarci a Gesù e

    comprendere quanto è grande il suo amore per noi. (vetrata)


    Grazie Giulio perché ci insegni che il Vangelo parla alla vita e che la vita si illumina con il

    Vangelo.


    DENTRO IL VALORE DELL’AMICIZIA


    “Avere dei compagni di viaggio che non mi lasciano tranquillo, che mi spingono, mi aiuta.”

    Vi dono un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13, 34)


    DENTRO IL BISOGNO DI GIOIA


    “C’è proprio bisogno di tanto entusiasmo per distruggere questo mondo che va male e per


    costruirci qualcosa di grande e di bello.”


    Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia (Lc 24, 52)


    DENTRO L’ESSERCI CHE SI FA PREGHIERA


    “...sono stato due ore nella cappellina, non so se ho pregato, in silenzio,


    da solo sono stato là...”


    Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia,


    ma la tua volontà. (Lc 22, 42)

    DENTRO LA FIDUCIA


    “I perché della mia scelta sono tanti, le risposte non le so tutte, ma so solo che anche


    domani la Provvidenza sorgerà prima del sole. Voglio fidarmi.”


    Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai;

    eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? (Mt 6, 26)


    DENTRO I PASSI DEL CAMMINO


    “Mi sembra che nulla abbia più valore che seguire Gesù, lo desidero tanto.”

    Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,11)


    DENTRO LA FORZA DEL CORAGGIO


    “Non ci ammazzeranno mica tutti, bisognerà pure opporsi. Non dobbiamo accettare


    supinamente”.


    ...ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio (Gv 19,17)


    Grazie Giulio, perché in questo anno di Molo14

    possiamo prendere il largo e trovare la nostra strada.


    GRAZIE AMIGO QUERIDO,


    perché ci ricordi che c’è sempre più gioia nel dare che nel ricevere


    Buona Pasqua a tutti!


    Pasquale n° 21

    Reparto: Dossorovina

  • Pasquale n.22- TU, DIREZIONE DI GIOIA - DOSSOROVINA

    TU, DIREZIONE DI GIOIA


    Nel cammino della vita capita di prendere direzioni sbagliate in cui, facendo prevalere

    l’egoismo e l’orgoglio, crediamo di potercela fare da soli. Oppure possono succedere fatti

    imprevisti e situazioni che ci lasciano perplessi, da cui nascono dubbi, ripensamenti,

    amarezze e non sappiamo più qual è la destinazione del nostro essere. (BAMBINI che

    guardano nel VUOTO)

    Perdiamo la BUSSOLA.

    Proprio come è successo ai due discepoli diretti verso Emmaus, quando lasciano

    Gerusalemme tristi e delusi per la crocifissione del loro Signore in cui avevano riposto la loro

    fiducia. Non hanno meta né obiettivo. La loro speranza si è spenta perché Gesù è scomparso

    dalla loro vita.

    Quando invece accogliamo l’altro e ci accorgiamo della ricchezza di condividere la strada

    con le persone, apriamo gli occhi per la grazia del Signore Risorto ed è in quel momento che

    scopriamo con stupore e con gioia che Dio ci ama . «Perché dove sono due o tre riuniti nel

    mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Ecco dunque i BAMBINI che SI

    GUARDANO e si INCONTRANO, componendo UNA NUOVA IMMAGINE: le

    CAMPANE che SUONANO A FESTA.

    I Discepoli di Emmaus riconobbero Gesù nel momento in cui fu a tavola con loro, prese il

    PANE, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

    La bambina sul pasquale porta una SPIGA DI GRANO: questo è il nostro messaggio d’

    augurio affinché ciascuno possa riconoscere la presenza di Gesù lungo il percorso della vita.

    Solo così potremo seguire la DIREZIONE che ci permette di vivere nella GIOIA, quella vera.

    Reparto Dossorovina Buona Pasqua!

  • Pasquale n.23 - ANNUNCIATORI DI METE CERTE - DOSSOROVINA

    Visitando il Vittoriale degli Italiani siamo stati attratti dall’opera “Un volo per la pace”

    dell’artista Paola Lo Sciuto donata dal comune di Erice; la tematica significativa, ha fin da

    subito ispirato il nostro lavoro che ci ha visti impegnati nel riprodurla. L’opera rappresenta il

    volo delle colombe, simbolo universale della pace a cui anelano tutti i popoli. Anche nella

    Genesi, è una colomba a portare a Noè il rametto d';ulivo che annuncia la fine del diluvio

    universale e l'nizio della salvezza. Il simbolo della pace viene da noi rappresentato da 40

    colombe così come i giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il battesimo nel fiume

    Giordano; quaranta i giorni del diluvio universale, quelli trascorsi da Mosè sul monte

    Sinai e, ancora, gli anni che il popolo di Israele ha dovuto aspettare prima di raggiungere

    la Terra Promessa.

    Un numero di giorni carico di significato e non solo per l'uomo biblico: simboleggia il tempo

    necessario all';essere umano per realizzare una trasformazione radicale del proprio modo

    di porsi e di agire; è il tempo della Quaresima, un segno particolare di questo nostro

    cammino dietro Gesù, fino alla piena identificazione con lui, un percorso verso una meta

    sicura e certa.

    Come ricorda Papa Francesco la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che ci conduce

    alla meta sicura, la Pasqua di risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. È un forte invito

    alla conversione per non accontentarci di una vita mediocre, ma per crescere nell’amicizia

    con il Signore e per aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un

    dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto.

    Concorrono a dare contenuti significativi:

    l’acqua simbolo importante, sia nell'Antico che nel nuovo Testamento, ricco di significati

    per la vita e la salvezza dell'uomo; nell';esperienza cristiana è Cristo la sorgente di acqua

    viva che disseta per l';eternità;

    il Vangelo di Marco “E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di

    lui come una colomba” “E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi

    sono compiaciuto”, è il mezzo attraverso cui l’uomo incontra Dio e si rende disponibile a

    seguire, con fiducia, la strada che porta all’eternità;

    l'albero simbolo di grande forza e di rinascita. Rappresenta quindi un augurio importante

    per chi sta iniziando una nuova vita, una nuova fase della propria esistenza segnata

    dall’incontro con Dio;

    i rami simboleggiano l’umanità protesa verso l’alto alla ricerca dell’abbraccio con il

    Signore, rappresentano la vita, la crescita: siamo noi portatori di opportunità;

    il ramoscello d’ulivo simbolo della rigenerazione, perché, dopo la distruzione causata dal

    diluvio, la terra tornava a fiorire.

    Abbiamo iniziato il nostro cammino con l’opera artistica “Un volo per la pace”, con lo

    sguardo attento alle brutalità della guerra ma nella consapevolezza che tutti siamo

    chiamati a portare il nostro contributo per costruire un nuovo mondo: annunciatori di pace

    e di autentica fratellanza umana. Anche noi vogliamo impegnarci a coltivare la pace e

    l’armonia nella nostra comunità di Bormio seguendo il volo della colomba.

    “tu che movendo l’ali voli, il battito muti in vento di pace” Anonimo


    Buona Pasqua

    Reparto Dossorovina


    PASQUALE N°23 ANNUNCIATORI DI METE CERTE

Antichissima tradizione di Bormio,  nata da un rituale arcaico , le prime testimonianze risalgono al 1606, dove inizialmente la tradizione era legata a preparare e cucinare un agnello da distribuire il giorno di Pasqua in piazza del Kuerc.

I pasquali sono pesanti carri allegorici in tema religioso, portati a spalle da giovani del paese, tutti vestiti con il costume tradizionale bormino.
La sfilata attraversa tutta la via Roma, partendo alle ore 10.00 da piazza V Alpini, per terminare in piazza del Kuerc dove le opere rimangono esposte un paio di giorni.


I Pasquali sono il modo tutto bormino, per festeggiare la pasqua.

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